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Ailanthus altissima

Ailanthus altissima

L’Ailanto o albero del paradiso, o ancora, albero del cielo, albero del sole o ailanto della Cina (Ailanthus altissima (Mill.) Swingle) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Simaroubaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Sapindales, Famiglia Simaroubaceae e quindi al Genere Ailanthus ed alla Specie A. altissima.

Etimologia –
Il nome del genere Ailanthus deriva da un’alterazione del malese ‘ailant’ o ‘aillanitol’ (=‘albero che raggiunge il cielo’), nome con cui viene chiamato nell’arcipelago delle Molucche. L’epiteto specifico altissima deriva dal latino ‘altissimus, -a, um’, anch’esso in riferimento all’altezza che la pianta può raggiungere.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Ailanthus altissima è un albero originario delle zone temperate della Cina nordoccidentale e centrale e di Taiwan. Introdotto in Europa nel ‘700 come pianta da giardino, è sfuggito un po’ ovunque, dall’Inghilterra all’Europa mediterranea. È infatti una specie molto rustica ed adattabile a qualsiasi tipo di terreno: per questo motivo colonizza velocemente terreni incolti o disturbati, scarpate, bordi delle ferrovie, delle strade e dei torrenti, fino alla fascia submontana, spesso a scapito delle specie indigene per effetto allelopatico. Lo si ritrova da 0 a 800 m s.l.m. Oramai lo si ritrova anche negli Stati Uniti, in Australia e in Nuova Zelanda. È infatti amante dei climi temperati anziché di quelli tropicali.

Descrizione –
L’ Ailanthus altissima è un albero che cresce rapidamente ed è capace di raggiungere altezze di 15 m in 25 anni; è specie poco longeva, in quanto raramente supera i 50 anni di vita, sebbene la sua straordinaria capacità di generare polloni consenta alla pianta di replicare sé stessa per tempi assai più lunghi. Può raggiungere i 20 metri di altezza ed ha una chioma ampia e irregolare, rada ed inizialmente poco ramificata; la corteccia è quasi liscia e di colore grigiastro. Le foglie sono decidue, alterne, imparipennate, lunghe fino a 90 cm, con 6-15 paia di segmenti lanceolati acuminati con picciolo più un segmento terminale; alla base di queste sono presenti glandole oleifere che emanano uno sgradevole odore.
Porta delle pannocchie di colore verdastro con fiori di colore bianco-giallo, con gradevole profumo, lunghi 5-7 mm, bisessuali e unisessuali, questi ultimi tendenti a ripartirsi su piante distinte (specie poligamo-dioica). L’impollinazione è entomogama. I frutti sono delle samare lanceolate, di colore bruno rossastre, che persistono nel periodo invernale sulla pianta.

Coltivazione –
L’ailanto è una specie eliofila che è stato estesamente coltivato, prima in Cina e poi anche in altri paesi (in Italia dal 1854) per l’allevamento della Samia cynthia (bombice dell’Ailanto), il bruco di una falena impiegata per la produzione di una particolare seta. Nelle regioni italiane dove esisteva questo allevamento la falena è sfuggita agli allevamenti, si è naturalizzata e continua a vivere sugli ailanti a loro volta naturalizzati. L’ailanto, per la sua adattabilità e per la sua grande velocità di crescita, si è dimostrato prezioso per il consolidamento di terreni franosi e sterili, per cui, soprattutto in passato, venne largamente impiegato. Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
L’ Ailanthus altissima, originario della Cine, in questo Paese ha una lunga e ricca storia. Viene citato nel più antico dizionario cinese e menzionato in innumerevoli testi di medicina cinesi per la sua efficacia nel curare mali che vanno dalle malattie mentali alla perdita dei capelli. Le radici, le foglie e la corteccia sono usate ancora oggi nella medicina tradizionale cinese, principalmente come astringenti.
Questa pianta fu importata in Europa nel 1740 e negli Stati Uniti nel 1784. Fu inizialmente presentato come una specie ornamentale di velocissima crescita e grande adattabilità a terreni impervi o sterili. Per questo motivo venne allora largamente impiegato per le alberature stradali e di parchi durante gran parte del XIX secolo. Tutt’oggi è possibile vedere, come testimonianza dell’uso ornamentale di questa specie, grandi ailanti in viali, parchi e giardini
Per le sue caratteristiche di adattabilità e pollonifere, però ben presto, questa specie si è dimostrata invasiva, sfuggendo alle coltivazioni. È infatti presente come specie naturalizzata in molte regioni d’Europa e degli Stati Uniti e in altre zone al di fuori del suo areale originario.
La sua eradicazione è difficile, perché l’albero ricaccia vigorosamente se tagliato; la lotta contro l’ailanto è necessaria dove esso entra in competizione con piante autoctone (segnatamente in aree già degradate dall’attività antropica), ma naturalmente, non in altre situazioni, come nel caso di alberature cittadine, o dove la diffusione negli ambienti naturali è contenuta.
Il legno dell’ailanto è di qualità molto modesta, sia per robustezza che per durata. Il legno di Ailanto è tenero e viene usato soprattutto nell’industria cartaria; mentre l’uso come pianta ornamentale è molto limitato per l’odore sgradevole delle foglie.

Modalità di Preparazione –
Dall’ailanto le api ottengono un apprezzato miele monoflora (miele di ailanto), che ha un aroma fruttato, simile al fico, alla pesca e all’uva moscata. Il gusto deciso di questo miele lo rende adatto all’utilizzo in macedonie; viene prodotto subito dopo il miele di acacia e in contemporanea con quello di tiglio. Il nettare dell’ailanto, in determinate situazioni, è raccolto dalle api insieme a quelli di tiglio e di acacia, cosicché i mieli risultanti hanno caratteristiche da esso influenzate.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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