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Hordeum vulgare

Hordeum vulgare

L’orzo comune (Hordeum vulgare L., 1753) è stata una delle prime colture rese coltivabili ed appartiene alla famiglia delle Poaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Sottoclasse Commelinidae, Ordine Poales, Famiglia Poaceae, Sottofamiglia Pooideae, Tribù Hordeae, Sottotribù Hordeinae e quindi al Genere Hordeum ed alla Specie H. vulgare.

Etimologia –
Il termine Hordeum deriva dal nome classico latino dell’orzo (in Plinio, Virgilio, Columella ecc.), in assonanza al latino fórdeum (in Quintiliano) ed al greco φορβή phorbé foraggio; secondo alcuni deriva da horreo, cioè essere irto: in riferimento alle lunghe reste; secondo il Quattrocchi proviene da horreum: granaio. L’epiteto specifico deriva da vúlgus volgo: molto comune, banale, ordinario: per la grande diffusione.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Hordeum vulgare ha origine da forme ancestrali individuate nel Vicino Oriente e più precisamente nell’area compresa tra Israele, Giordania, Siria e parte sud dell’Anatolia. Secondo altri autori la forma selvatica di questa specie sarebbe originaria del Tibet, tant’è che tuttora in Etiopia e in Tibet si trovano molte specie spontanee. Invece le forme di Hordeum, a cariosside nuda, sembrano originarie della Cina.

Descrizione –
L’ Hordeum vulgare è caratterizzato da una infiorescenza (spiga) il cui rachide è costituito da 20-30 articoli su ognuno dei quali, in modo alterno, sono portate tre spighette uniflore, una mediana e due laterali. Nel caso in cui la spighetta centrale di ogni nodo del rachide è fertile e le due laterali sono sterili, la spiga porta due soli ranghi e ha una forma fortemente appiattita: in questo caso si parla di orzi distici (Hordeum vulgare distichon). Se invece le tre spighette presenti su ogni nodo del rachide sono tutte fertili, si hanno gli orzi polistici (o esastici) (Hordeum vulgare exastichon), a sei file.
Questi, inoltre si distinguono in:
– con cariossidi disposte a raggiera regolare: orzi esastici (H. vulgare exastichon aequale);
– con cariossidi laterali molto divaricate e quasi sovrapposte a quelle soprastanti e sottostanti così da apparire di 4 file e quadrangolare in sezione: orzi impropriamente detti tetrastici (H. vulgare exastichon inaequale).
Le foglie hanno auricole glabre e sviluppatissime, tanto da abbracciare lo stelo fino a sovrapporsi l’una all’altra. Le glume, presenti in tre paia su ogni nodo del rachide, sono piccole e lesiniformi. Le glumelle sono molto sviluppate e aderiscono strettamente alla cariosside (vestita); esistono inoltre delle forme nude anche se poco diffuse e trovano impiego come surrogato del caffè. Le glumelle inferiori terminano quasi sempre con una resta lunghissima e robusta. In alcune cultivar dell’orzo a maturità le spighe hanno portamento pendulo mentre in altre eretto. Come il frumento l’orzo è autogamo.

Coltivazione –
L’orzo è la specie economicamente più importante tra quelle coltivate del genere Hordeum; quella da cui si ricava l’orzo alimentare e da cui dipende una considerevole parte dell’alimentazione mondiale.

Usi e Tradizioni –
L’ Hordeum vulgare è con molta probabilità il cereale per primo coltivato dall’uomo. Si hanno testimonianza e reperti di coltivazione del Neolitico che risalgono al 10.500 a.C. Di certo alcuni tipi polistici venivano coltivati in Mesopotamia nel 7.000 a.C. mentre successivamente, nel 5000 a.C., l’orzo si era diffuso in Europa centrale ed in Egitto, dove già nel 3000 a.C. avveniva la trasformazione in birra. La sua diffusione fu alquanto rapida e già intorno al 1000 a.C. aveva raggiunto la lontana Corea. L’orzo era fino al XV secolo tra i cereali più diffusi per la panificazione.
L’orzo è un alimento ricchissimo di proprietà curative: è rimineralizzante delle ossa (in quanto ricco anche di fosforo), previene le affezioni polmonari e cardiovascolari, è nutriente e tonico, ed è molto indicato in caso di gastriti, coliti e cistiti. Facilita la concentrazione e l’attività cerebrale in quanto contiene magnesio, fosforo, potassio, vitamina PP, E, calcio e ferro. I principi attivi presenti sono: ordenina, ordeina, maltosio e destrina. Possiede inoltre notevoli proprietà antinfiammatorie ed emollienti, agevolando il sistema immunitario grazie alla sua abilità nel contrastare le infiammazioni. L’ordenina, contenuta specialmente nel malto d’orzo (semi d’orzo germinati), stimola la circolazione periferica svolgendo un effetto bronchiolitico grazie alla vasocostrizione. L’ordenina esercita anche un’azione antisettica sull’intestino. L’orzo ha anche proprietà lassative.

Modalità di Preparazione –
Le modalità di preparazione e di utilizzo dell’orzo sono svariate ed innumerevoli, legate anche alle tradizioni locali. Molto probabilmente anche perché ò molto facile da digerire ed è altamente energetico, tanto che in passato veniva utilizzato in tutti gli ospedali. Oltre agli utilizzi alimentari si ricorda che il decotto è utilizzato sotto forma di gargarismi aiuta nei casi di angina e di infiammazioni della cavità orale. Il decotto viene usato anche per impacchi sugli occhi arrossati.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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