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Dossier sulla Xylella – Gravissimo atto di oscurantismo scientifico

Dossier sulla Xylella – Gravissimo atto di oscurantismo scientifico

La Xylella fastidiosa (Wells, Raju et al., 1986) è un batterio Gram negativo della classe Gammaproteobacteria della famiglia delle Xanthomonadaceae; questo batterio vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza (i cosiddetti vasi xilematici) che inibisce l’assorbimento di acqua e altre sostanze nutrienti col graduale disseccamento delle piante colpite. Un batterio che minaccia gli uliveti e quindi il mercato dell’olio in Puglia e che gli scienziati adesso, dopo inspiegabili provvedimenti non suffragati da sufficienti dati scientifici, sperano di combattere o contrastare con rimedi naturali. Dal 2015, come è noto, è stato decretato che ogni pianta nel raggio di 100 metri da quelle affette da Xylella fastidiosa, deve essere sradicata, anche se non è malata. Per questo motivo più di 5,000 km di terra (una superficie pari a 3 volte quella di Londra) è stata classificata come infetta con la prospettiva di dover sradicare circa 11 milioni di ulivi. Infatti con decreto del governo italiano, L’UE e il governo di Roma hanno destinato milioni di euro per lo “studio del fenomeno” e per lo sradicamento degli alberi malati.

Nel 2015, la Francia, per precauzione, ha vietato l’importazione di prodotti dalla Puglia che potrebbero essere vettori del patogeno, con una danno economico di un miliardo di euro; dicamo subito che gli studi dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sulla Xylella si sono basate sulle informazioni del CNR di Bari, ma non su una sperimentazione scientifica condotta secondo criteri epistemologici ortodossi; infatti questi esiti non sono mai apparsi su riviste scientifiche internazionali. Insomma, a fronte di un provvedimento così drastico ed a due anni dal primo ed unico “studio pilota” dell’ EFSA, non è ancora uscito uno studio peer reviewed mancando così l’idoneità alla pubblicazione scientifica. Gravissimo atto di oscurantismo scientifico e di arbitrio incostituzionale. Ricordo qui che per avere la certificazione di validità scientifica un dato deve essere verificato, comprovato e messo in contradditorio da più parti. Pensate un po’ alla Teoria della Relatività di Einstein, quanti anni passarono prima di accettarla come valida. Sulla Xylella, visto invece no. Siamo in alto medioevo.
Esistono infatti casi di ulivi che sono stati ripresi, guariti, anche con metodi empirici ed a nessuno è balenata l’idea di farne oggetto di uno studio scientifico approfondito prima che due milioni di alberi della Puglia venissero distrutti e che il volto della Regione ed il suo secolare ecosistema collassasse. Per di più non si sono implementati i sistemi scientifici di verifica del perché di alcune piante resistenti ed altre no. Non si è dato seguito alla naturale procedura di verifica dei processi naturali di selezione che avvengono su tutte le patologie vegetali ed animali. Un inspiegabile caso di trascuratezza scientifica o una vera patologia del Sistema scientifico italiano ed internazionale? La ricerca non ha conosciuto quello sviluppo che avrebbe dovuto permettere ad esperti di tutto il mondo di trovare soluzioni e di indagare sulle numerose sperimentazioni empiriche esistenti, che sembrano dare delle risposte concrete alla cura degli alberi. La cosa che poi fa suonare un campanello di allarme è che l’ultimo monitoraggio ufficiale (del marzo del 2017), effettuato su circa 158 mila ettari di terreno (con verifica in laboratorio di 150 mila piante, cioè circa una per ettaro), aveva dato la certezza, che in una fascia lunga circa 30 chilometri dall’Adriatico allo Jonio e larga circa 50, la zona fosse sgombra da Xylella.
Il risultato era stato che su circa 150 mila piante analizzate, solo 200 sarebbero state positive alla Xylella (lo 0,13 %). Eppure sulla base di questa soglia (ricordo qui che esistono le soglie minime di intervento in qualunque fitopatia e questa non è una soglia che giustifica questo tipo di intervento) L’UE ha preso la decisione di tagliare tutto e proporre la sostituzione con piante resistenti alla Xylella. Per di più il monitoraggio effettuato dalla Regione Puglia indicava che la Xylella era presente solo nel 6,5 per cento delle 1.536 piante malate campionate nella zona infetta; troppo poco per stabilire la certezza della correlazione tra batterio e malattia e quindi tra Xylella e disseccamento.
Per di più altri ricercatori “indipendenti” che lavora in Puglia è convinto che siano ben altri i fattori del disseccamento degli alberi della regione, e che il modo più efficace di combatterlo risieda nell’uso di rimedi naturali usati anticamente dagli agricoltori, dove la Xylella è probabilmente presente in Puglia da molto tempo e che molte piante ospiti stanno bene e ci convivono come afferma la Dottoressa Margherita D’Amico, che dirige una squadra di esperti batteriologi che stanno cercando una cura.
Con tale considerazione concorda il Professor Marco Scortichini (batteriologo dell’Università della Campania di Caserta), che ha condotto numerosi studi sulla Xylella concorda: “I rimedi naturali funzionano. L’unica cosa d fare quando un batterio si è diffuso, è quella di trovate il modo di conviverci e rafforzare le difese naturali degli alberi così che siano meno vulnerabili’’.
Affermazione che è comprovata sul campo dl fatto che molti alberi affidati alle sue cure di acluni agricoltori volenterosi sono di nuovo in fiore e produrranno frutti in ottobre. Risultati simili si sono avuti per altri alberi infetti da Xilella vicino le cittadine pugliesi di Avetrana e Martina Franca, nella provincia meridionale di Taranto.
Va citata a tal proposito l’esperienza di un agricoltore, il Sig. Ivano Gioffreda, Presidente dell’Associazione Spazi Popolari, che da qualche anno conduce una sperimentazione su circa 100 ulivi che presentavano segno di disseccamento e che sono stati interamente salvati: gli alberi sono floridi, vivi e stanno benissimo.
A questo punto, come diceva qualcuno, la domanda sorge spontanea: perché si stanno sempre più mettendo in atto processi decisionali sommari e così fuori dalle regole della Natura? Vogliamo sterminare malattie più o meno immaginarie o la libertà umana che ha convissuto con la Natura per migliaia di anni? Penso che la risposta ve la siete trovata da soli!

Guido Bissanti




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