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Come coltivare l’olivo in maniera biologica

Come coltivare l’olivo in maniera biologica

La coltivazione dell’olivo è molto antica e la tecnica di impianto segue gli schemi classici previsti per le colture arboree:
Preliminarmente bisogna eliminare la eventuale vegetazione arbustiva o arborea a cui segue il livellamento, lo spietra mento e lo scasso a circa 80 cm. Negli ultimi anni però le tecniche di impianto stanno subendo delle modifiche in funzione delle necessità di salvaguardare maggiormente i suoli e per la predisposizione di impianti dinamici. Nei terreni eccessivamente grossolani è consigliabile limitare lo spietramento ai sassi di grandi dimensioni per evitare un abbassamento del piano di campagna. Per lo scasso è preferibile la lavorazione andante con ripuntatore o con aratro rispetto allo scasso a buche.

 

Vediamo come coltivare l’olivo in maniera biologica. Nelle aree a clima piovoso è bene prevedere un buon drenaggio. Siccome in generale l’investimento del drenaggio tubolare è poco remunerativo in olivicoltura perciò è più conveniente predisporre una sistemazione superficiale realizzando un’adeguata baulatura e una rete di scoline.
Per quanto riguarda la concimazione di reimpianto questa si esegue dopo lo scasso e prima della lavorazione complementare sulla base dei risultati dell’analisi chimica. La concimazione minerale fino ad ora si limitava al solo apporto dei concimi fosfatici e potassici in quanto l’azoto si perderebbe per dilavamento. Negli ultimi tempi con l’avanzare dei principi di un’agricoltura “naturale” si inizia a limitare tale intervento con sostanza organica preferibilmente di provenienza zootecnica. È comunque sempre consigliato integrare la concimazione minerale con l’apporto di un concime organico (es. 50–100 t di letame ad ettaro) per il suo effetto ammendante, qualora ci sia disponibilità di ammendanti organici a costi accessibili.
Una lavorazione di raffinamento si esegue, soprattutto in terreni un po’ più compatti con un’aratura a 40 cm per interrare e distribuire i concimi lungo il profilo e una erpicatura per ridurre la zollosità superficiale.
Ai lavori di preparazione seguono quelli di impianto con il tracciamento dei sesti e il picchettamento, la messa a dimora (manuale o con trapiantatrici semiautomatiche), l’impianto dei tutori. Il sesto d’impianto dipende da varie condizioni pedoclimatiche ed agronomiche. Normalmente si adottano sesti compresi fra 5×5 m e 7×7 m in coltura irrigua e tra 8×8 m e 10×10 m in asciutto. Sesti molto stretti sono sconsigliabili per l’eccessivo ombreggiamento lungo la fila e per la difficoltà di meccanizzazione. Con olivi allevati a vaso policonico o a monocono sono consigliabili sesti di 5×7 m o 6×7 m secondo la vigoria della cultivar. Qualora si preveda la raccolta meccanica integrale con scuotiraccoglitrice è opportuno adottare sesti in quadrato di 7×7 m o 8×8 m per consentire una facile manovra della macchina. La messa a dimora si esegue dall’autunno all’inizio della primavera effettuando una buca con la trivella; si sconsiglia l’impianto in primavera inoltrata per evitare eccessive fallanze.
La scelta delle modalità di impianto ha una notevole importanza sia economica che tecnica. Le piante ottenute da talea sono più economiche ma tendono a sviluppare un apparato radicale superficiale e potrebbero subire stress idrici nel primo anno d’impianto. Quelle ottenute da semenzali innestati sono più resistenti ma hanno prezzi più alti. Da tenere presente comunque che le piante autoradicate da talea sono consigliate in tutte le zone in cui l’olivo è soggetto a gelate, perché nel caso si renda necessario un taglio rigenerativo al piede delle piante.
Dopo l’impianto segue la realizzazione dell’impianto di irrigazione che negli ultimi tempi ha visto sempre più la predisposizione anche di impianti per subirrigazione.
In certe aree soprattutto ventose risulta a volte utile la predisposizione di reti frangivento.
La forma d’allevamento dipende essenzialmente da due fattori: le esigenze d’illuminazione e la meccanizzazione. L’olivo ha un portamento basitono, con rametti terminali patenti o penduli secondo la varietà e fruttifica nella parte più esterna della chioma, in quanto più illuminata. In ragione di questi elementi le forme d’allevamento proposte per l’olivo sono le seguenti. Le forme di allevamento comunque più utilizzate sono: Vaso, Vaso policonico, e Vaso cespugliato; si usa parecchio anche la Palmetta e negli ultimi tempi in ordine di innovazione: Ipsilon, Siepone, Globo, Monocono, Cespuglio e Ceduo di olivo.
Per quanto riguarda le esigenze idriche si ricorda che l’olivo è una pianta che ha poca esigenza di acqua, ma carenze idriche prolungate possono provocare gravi danni alle piante di olivo come cascola e bassa produzione. Un razionale apporto idrico presenta molti benefici fra cui: Accelerare la formazione della pianta, che entra prima in produzione; Aumento della produzione (fino al 20–40%); Migliore costanza produttiva, ostacolando l’alternanza.
La potatura dell’ulivo può anche non essere effettuata tutti gli anni: bisogna operare in base alle proprie necessità e agli spazi che si hanno a disposizione.
Questa tecnica viene svolta in diversi periodi dell’anno; si va dal periodo successivo alla raccolta al periodo di fine inverno-inizio primavera (prima della ripresa vegetativa). La tecnica comunque prevede l’eliminazione dei rami vecchi, eliminare buona parte dei rami interni che ostruiscono maggiormente una buona illuminazione di tutta la pianta.
I tagli delle branche devono essere precisi e netti; è importante che non venga danneggiata la corteccia, in modo da scongiurare l’insorgenza di patologie future.
Tra le avversità biologiche s’illustrano di seguito i più diffusi fitofagi e agenti patogeni.
Occhio di pavone dell’olivo, Carie del legno, Fumaggine (Capnodium elaeophilum), Lebbra dell’olivo o antracnosi (Colletotrichum gloeosporioides e Colletotrichum acutatum), Cercosporiosi o Piombatura, Marciume delle olive, Verticilliosi (Verticillium dahliae), Brusca parassitaria, Marciume radicale lanoso – Rosellinia necatrix, Marciume radicale fibroso – Armillaria mellea, Rogna dell’olivo, Xylella fastidiosa (sub. pauca), Mosca delle olive, Cecidomia delle foglie dell’olivo, Cecidomia suggiscorza dell’olivo, Lasioptera berlesiana, Tignola dell’olivo, Tignola verde (o Margaronia), Rodilegno, Tignola rodiscorza, Ecofillembio, Gymnoscelis rufifasciata, Cocciniglia mezzo grano di pepe, Cotonello, Cocciniglia grigia, Cocciniglia cotonosa dell’olivo, Aleirode nero, Fleotribo, Oziorinco, Ilesino, Rinchite, Tripide dell’olivo. Per tutte queste patologie valgono alcuni principi essenziali: equilibrio degli apporti nutritivi, buona aerazione della chioma, pulizia degli attrezzi di lavorazione, utilizzo di materiale di origine certo.




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