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Riconvertire i Sistemi Agricoli

Riconvertire i Sistemi Agricoli

Sotto la spinta delle necessità sancite dal Trattato di Roma si è andati verso un modello produttivo che, parallelamente ad altri settori delle attività umane, ha visto nascere e crescere sistemi di produzione dei fabbisogni energetici (ricordiamo che il cibo è il primo sistema di produzione energetica umana) aperti, concentrati, dipendenti da sistemi non rinnovabili e, pertanto, con elevati contenuti di Entropia. In poche parole sistemi a basso rendimento energetico. Tutto ciò senza risolvere, anzi aggravare, gli obiettivi principali del Trattato di Roma e di Trattati simili Internazionali: abolire la fame nel mondo e proiettare il Pianeta verso un’era di “benessere”. Su vasta scala l’intera emergenza sociale ed ecologica del nostro Pianeta è il frutto di una Economia dell’Impossibile.
Una Economia voluta e scritta da economisti spesso sprovveduti ma anche pilotati da grandi interessi che niente sapevano o hanno interesse a sapere di organizzazione dei Sistemi Complessi, qual è appunto l’Ecosistema Sociale e l’Ecosistema Ambientale.
Questa Economia, in netto contrasto con i Principi della Fisica e della Termodinamica, ha generato nel settore agricolo quella che possiamo definire “l’Illusione Verde” e che parallelamente ha determinato una serie di squilibri a cui si è dovuto rivolgere, per la prima volta nella storia, un Papa con una Enciclica: la “Laudato sì”. Per questo motivo bisogna rivedere l’intera impostazione etica, scientifica e tecnica che dovrà caratterizzare le politiche del futuro.
Sistema di Produzione: l’organizzazione del sistema di produzione, quindi l’azienda agricola, deve essere rivista in un’ottica agroecologica. Orbene l’organizzazione agro ecologica delle produzioni è sostanzialmente diversa, e per certi diversi opposta a gran parte delle organizzazioni produttive delle nostre aziende agricole. L’agroecologia è una scienza che, come tale, è stata disconosciuta e, per certi versi, abbandonata con l’applicazione dei principi della Rivoluzione Verde. In agroecologia non si possono non rispettare gli elementi fondamentali dei rendimenti energetici dei sistemi agricoli i quali, oggi, si attestano su efficienze pari ad 1/10 di quelle ricavabili seguendo i principi dell’ecologia. Questo perché oggi, nelle “moderne” aziende agricole, abbiamo riconvertito l’Agroecosistema produttivo da chiuso ad aperto.

In un sistema termodinamico chiuso il sistema deve provvedere in se agli approvvigionamenti di materia e l’unico scambio con l’esterno permesso è quello energetico; in un sistema termodinamico aperto possono essere scambiati con l’esterno sia materia che energia e questa condizione non ha ricadute indifferenti ma sostanziali in quanto lo scambio delle masse (trasporto) muovendoci in un sistema inerziale avviene con decremento dei rendimenti man mano che sempre maggiori sono le aliquote di massa scambiata.  Questo perche le masse per muoversi assorbono energia.
Il secondo aspetto è che, per raggiungere un miglior rendimento, il sistema dissipativo (i sistemi ecologici sono sistemi dissipativi) deve obbligatoriamente aumentare la complessità della propria struttura (ovvero l’ordine) diminuendo la propria entropia (neghentropia); in poche parole deve biodiversificarsi.
Le specializzazioni produttive, gli apporti di grandi quantità di masse esterne (chimiche, meccaniche, ecc.) giocano a sfavore di tutte queste condizioni incidendo sulla complessità del sistema, riducendola a favore di forme energetiche ad alta entropia (vedasi desertificazione e diminuzione della biodiversità).
Questa Scienza si basa su un diverso principio analitico; si basa infatti sulla epistemologia della complessità, il cui padre è il premio Nobel per la chimica del 1960 Ilya Prigogine.
È evidente che la riconversione delle nostre cellule produttive (aziende agricole) da sistemi aperti a sistemi chiusi ha ripercussioni a caduta sui sistemi ecologici ed antropici ad esse collegati che, strutturandosi secondo l’epistemologia della complessità, devono adeguarsi e rimodellarsi di conseguenza. Queste considerazioni, che non sono opinabili, conducono in campo agroalimentare ad una serie di necessità:

  • Rimodulazione delle aziende agricole verso forme altamente biodiversificate;
  • Adeguamento delle ampiezze aziendali ad un concreto rapporto di gestione culturale ed energetico al suo nucleo promotore (agricoltore in tutte le sue forme);
  • Applicazione del principio di Sovranità Alimentare come attuazione, su scala più ampia o, se preferiamo, di macroaree geografiche (Bioregioni), dei principi di migliore efficienza dei Sistemi Energetici.
  • Concretizzazione del concetto di Km zero quale condizione migliore per operare in presenza di sistemi termodinamici più chiusi (Protocollo di Kyoto).
  • Realizzazione concreta di quello che nel settore dell’ingegneria elettrica viene chiamata “Generazione Distribuita” che altro non è che la sintesi o il compendio di tutta la questione.

Il tempo a disposizione per questa metamorfosi è poco ma la vera lotta è su due fronti: da un lato gli agricoltori molto sfiduciati e spesso non pronti a questo grande cambiamento; dall’altro le politiche di indirizzo per questo grande processo e qui il dibattito politico è ancora all’anno zero.

Guido Bissanti




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