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Come coltivare il Kiwi in maniera biologica

Come coltivare il Kiwi in maniera biologica

La pianta del Kiwi (Actinidia deliciosa (A. Chev.) C.F. Liang & A.R. Ferguson, 1984) pur se originaria della parte meridionale della Cina è coltivabile in Italia, che tra l’altro è oggi tra i Paesi con maggiore produzione. La sua coltivazione in biologico è piuttosto semplice a condizione che si prendano dei semplici accorgimenti tecnici ed agronomici. Tra i primi accorgimenti si ricorda che essendo una specie lianiforme ha bisogno sostegni su cui sorreggersi e produrre. Vediamo concretamente come coltivare il Kiwi in maniera biologica.

Il kiwi è una specie dioica e quindi necessità di almeno un esemplare maschio ogni 6-8 femmine. Pur se è una pianta che nella fase di riposo vegetativo può sopportare temperature di – 15 °C predilige i climi temperati ma non eccessivamente caldi e teme le gelate primaverili o autunnali. Inoltre è sensibile ai venti per cui se ne sconsiglia la piantagione in aree ventose. Prediligi inoltre terreni fertili, non calcarei, con ph neutro o appena subacido, molto ben drenati e ben dotati di sostanza organica che comunque va apportata in reimpianto.
Prima dell’impianto del Kiwi, sia che sia fatto per produzioni familiari che aziendale, va predisposto un tendone; quindi con pali (per piccoli apprestamenti meglio quelli in castagno) e fili di ferro ad un’altezza di 2 metri. Il sesto consigliato è di 3,50 nella fila e 4,50 metri tra le fila e ricordarsi di predisporre in maniera omogenea, ogni 6-8 piante un esemplare maschio. Per ogni pianta bisogna predisporre una buca di 50 cm, dove si interreranno 15 kg di organico (preferibile il letame ben maturo). Se il terreno è con pH inferiore a 7 si possono aggiungere periodicamente le ceneri della bruciatura della potatura che reintegra alcuni elementi, tra cui il calcio che è importante per la qualità dei frutti. Per una buona pezzatura dei frutti si consiglia l’installazione di alcune arnie (almeno 10 per ettaro) e/o in aggiunta (ma solo per piccole estensioni) l’impollinazione manuale che consiste nel raccogliere i fiori maschili e strofinarli ripetutamente su quelli femminili.
L’irrigazione è bene che sia predisposta a goccia ed effettuata a partire dal momento della fioritura; attenzione alla qualità delle acque che devono contenere poco NaCl. Per diminuire gli apporti idrici è utile il ricorso alla pacciamatura con paglie che proteggeranno le piante anche dalle gelate.
Per la potatura, una volta montato il tendone e sostenuta la pianta, si opera molto sugli esemplari femminili, togliendo i rami vecchi ed agendo con sfoltimento dei produttivi per non ombreggiare troppo il tendone. Per gli esemplari maschili la potatura può essere minore non dovendo portare frutto ma fiori. Una volta allegati i frutti vanno diradati (per aumentare la pezzatura) lasciando il frutto centrale dell’infiorescenza. La raccolta dei kiwi avviene ordinariamente tra ottobre e novembre.
Tra le fitopatie più importanti si ricordano il cancro batterico ed il tumore radicale che però se avete usato materiale sano, usato forbici pulite, piantato in terreni ben drenati ed arieggiato sufficientemente il tendone non dovrebbe presentarsi. Tra i funghi si ricorda la botrite che può essere combattuta con poltiglia bordolese, mentre tra gli insetti si ricordano l’ Eulia che può essere combattuta con Bacillus thuringiensis, la Metcalfa pruinosa, la Cocciniglia bianca e, soprattutto in primavera, gli Afidi. Contro questi insetti si può usare con successo il sapone di Marsiglia ed alle prime comparse il macerato di ortica che svolge anche una positiva azione fertilizzante.




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