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Valore Ecologico ed Economico della perdita di suolo

Valore Ecologico ed Economico della perdita di suolo

Ogni anno nel nostro pianeta si perdono 75.000.000.000 tonnellate di suolo e tale perdita costa 500.000.000.000 di €/anno. Una cifra che nessun Paese inserisce nel PIL.
Questa è la incredibile verità disconosciuta o non compresa (fate voi) dai programmi e progetti di economia politica di tutti i Paesi.
Il suolo è la più grande fonte di energia del Pianeta e questo aspetto è forse tra i più trascurati nelle politiche energetiche di tutti i Paesi. Di fatto il suolo è fonte di vita, salute e biodiversità. Dopo gli oceani, il suolo è la più grande riserva di carbonio del pianeta e un terzo di tutte le specie viventi si trova sotto la sua superficie. Per ricreare pochi centimetri di suolo fertile ci vogliono migliaia di anni. La storia recente ci dice però che bastano pochi decenni per distruggerlo e non è facile ne sempre possibile invertire questo processo.

 

La fertilità dei suoli è strettamente connessa alla presenza di sostanza organica. Un suolo che ne contiene meno dell’2%, come accade spesso nei paesi occidentali, è povero, destrutturato e degradato e si presta a tutti i processi di erosione, frane, smottamenti, ecc..
Le ragioni della perdita dei terreni fertili sono molteplici: tra le prime la riconversione produttiva dell’agricoltura soprattutto dopo la II guerra mondiale con la riorganizzazione dell’industria bellica nella produzione di fertilizzanti di sintesi e di antiparassitari che hanno impoverito i terreni, riducendone drasticamente la materia organica, ovvero la “fertilità”. A questo si aggiungano i fertilizzanti chimici, i semi ad alto rendimento, i pesticidi, gli erbicidi e le monocolture che hanno aumentato le rese e triplicato la produzione agricola, a fronte di un incremento modesto delle terre coltivate (+ 12%), ma che hanno pesantemente compromesso la biodiversità nel suolo e la diversità delle colture. Poi l’eccesso di irrigazione con la conseguente salinizzazione di molti terreni, danneggiando non solo la vegetazione naturale, ma anche i microrganismi presenti del suolo e l’intero ciclo idrologico che vi si compie.
Così l’ingresso delle sostanze agrochimiche (fertilizzanti chimici, erbicidi, pesticidi) ha inciso energicamente sugli equilibri naturali tra i microrganismi del suolo, e insieme al compattamento dovuto ai macchinari pesanti, ha ridotto la struttura e la biodiversità del terreno.
Tutto ciò ha innescato un effetto di perdita dei terreni agrari che, ad oggi, ed in maniera responsabile ed incosciente, nessun programma politico e nessun Governo ha concretamente affrontato.
Non ha alcun senso investire in programmi finanziari se non si affronta alla base il modello ecologico ed economico della nostra società. Urge cambiare l’intero algoritmo dell’economia mondiale. La domanda è: le persone comuni e la politica lo hanno realmente compreso?

Guido Bissanti




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