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Come coltivare la liquirizia

Come coltivare la liquirizia

La liquirizia (Glycyrrhiza glabra L., 1758) viene coltivata per estrarre il rizoma, ossia la radice. Questo può essere consumato oppure utilizzato per ricavarne un estratto, da cui si ricavano poi caramelle o altri prodotti dal caratteristico aroma.
Per coltivare la liquirizia si ricordi che richiede un clima caldo e asciutto. Si tratta di una coltivazione diffusa nel mediterraneo, in nord Africa e in Iran. In Italia è coltivata soprattutto in Calabria dove esiste una tradizione secolare.
Il punto di partenza per la coltivazione della liquirizia è la conoscenza del suo ciclo, infatti le radici si raccolgono dalle piante che hanno almeno tre anni.
La liquirizia richiede un terreno, ben drenato, abbastanza asciutto e possibilmente sciolto e con poco scheletro, con una esposizione solare a sud ed è resistente al caldo estivo. Il suolo deve avere una buona dose di sostanza organica e di fosforo.

La propagazione della pianta può avvenire per seme (facilmente acquistabili in commercio oppure on-line) messo a dimora a marzo (in semenzaio ad un cm di profondità) e poi trapiantato (ricordiamo che la germinabilità dei semi è bassa) a distanza di almeno 50 cm. Un’alternativa alla semina e più rapida è quella di reperire un rizoma e far sviluppare per talea la pianta; in questo caso dobbiamo procurarci una radice di almeno 10 centimetri.
La liquirizia si può coltivare anche in un vaso ma in questo caso abbiamo bisogno di vasi molto grandi e in cui poi dobbiamo prelevare la radice che è al di sotto dei 30 cm circa di profondità.
Per l’irrigazione questa deve essere limitata ai reali casi di manifestazione di sofferenza; in altri casi cresce bene anche con poca umidità del suolo.
Se coltivate poche piante potete eliminare le erbe infestanti, soprattutto nel primo anno, manualmente; per coltivazioni più estese si consiglia il sistema a file (anche binate) e distanza tra le file sufficienti al passaggio di un organo di lavorazione meccanico.
In autunno la pianta entra in stasi vegetativa, con appassimento della parte aerea che può essere rimossa tramite taglio. Se la pianta ha tre anni si può invece procedere anche alla raccolta della radice.
Viste le sue caratteristiche le avversità maggiori sono rappresentate dai marciumi radicali (ruggini e marciumi radicali) che possono essere evitati in terreni ben drenati e senza ristagno idrico.
Per la raccolta è evidente che se si tratta di poche piante potete effettuarla a mano, avendo cura di scavare fino a 50 cm. Se invece avete effettuato una coltivazione a fini produttivi agricoli potete utilizzare un normale scavapatate. Il periodo indicato per la raccolta va da settembre a novembre (in corrispondenza dell’appassimento della parte epigea).
Dalle radici, successivamente all’essiccazione (da fare in maniera naturale e al riparo da umidità) e pulite si possono ottenere dei bastoncini che possono esser consumati o sminuzzati per le tisane.




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