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Come apportare potassio al terreno in maniera naturale

Come apportare potassio al terreno in maniera naturale

Per comprendere cosa significa agricoltura naturale, non basta conoscere solo i cicli biologici o alcune tecniche agronomiche è necessario sapere che qualunque apporto di materie, che provenga fuori dall’azienda, assorbe grandi quantitativi di energia con conseguenti emissioni di gas a effetto serra e CO2 su tutti. In più l’uso della chimica debilita i suoli che tendono nel breve arco di pochi anni a fenomeni di sterilità microbiologica.
Così tutti i fertilizzanti di provenienza minerale e chimica anche se sembra che ci diano grandi vantaggi produttivi, nel bilancio generale comportano invece un decremento energetico del Sistema (è una legge ineluttabile della termodinamica). Per ovviare a tale problema dobbiamo iniziare a pensare in maniera diversa e pensare di ottenere fertilizzanti a Km zero. Quindi prodotti (o non sprecati) in azienda.

Tra questi il potassio, elemento fondamentale soprattutto per gli aspetti qualitativi dei prodotti agricoli, che con qualche accorgimento possiamo apportare al nostro terreno.
Tra le tecniche più antiche del mondo ricordiamo la cenere che viene utilizzata in campagna sia nell’orto che nel giardino per arricchire le piante del potassio mancante. Il ripristino del potassio con questa tecnica è eccellente ed essendo prodotto direttamente in azienda non comporta inutili sprechi di carburanti per il trasporto. La cenere deve sempre provenire da legna e scarti vegetali non trattati, altrimenti il processo di combustione genera sottoprodotti indesiderati e molto inquinanti sia per la salute umana che dell’ambiente e del suolo.
Ma esistono anche alcune piante che hanno più potassio una volta bruciate; queste sono l’avena, il grano, le leguminose, il grano saraceno, il papavero, e poi la sansa, i baccelli di fava, le felci, il giunco, l’olmo e le alghe marine. I quantitativi da utilizzare si aggirano sui 20 ettolitri di cenere per ettaro anche se questo dato va suffragato da un’analisi fisico-chimica del suolo.
Oltre agli apporti di potassio tramite il letame, la pollina, il compost, ecc., tra i sottoprodotti che interessano l’agricoltura può svolgere un ruolo importantissimo la vinaccia. Chiaramente queste deve essere esausta (quella che rimane dagli usi dopo la distillazione). La vinaccia può essere destinata direttamente sul campo o unita al letame. Ricca di fosforo, potassio, magnesio, calcio, silicio e azoto è un perfetto nutrimento sia per le produzioni ortive che per fruttiferi o coltivazioni erbacee.
Ma anche la sansa può essere utilizzata utilmente nell’arricchimento di potassio per i nostri terreni. Anche qui va fatta però una doverosa considerazione altrimenti certe visioni dell’agricoltura naturale vengono distorte: è necessario che tra centro di produzione delle vinacce o delle sanse ed azienda la distanza sia minima, altrimenti i costi di trasporto e soprattutto l’emissione di gas a effetto serra vanificano tutti i nostri buoni intenti.

Guido Bissanti




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