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Imballaggi: Norme ed Abitudini per ridurre l’inquinamento

Imballaggi: Norme ed Abitudini per ridurre l’inquinamento

Qualcuno (soprattutto dei meno giovani) ricorderà che un tempo, soprattutto nei negozi di generi alimentari gran parte della spesa veniva fatta con prodotti sfusi.
Il risultato era, ovviamente, che non si accumulano nei nostri rifiuti montagne di carta, plastiche, alluminio, ecc.
Ora, a prescindere dalle norme di tutela di sicurezza sanitaria di prodotti sfusi che andrebbero sempre verificate ed adottate è evidente che bisogna cambiare assolutamente qualcosa se non vogliamo continuare in questa direzione.
Il costo energetico a carico dell’ambiente è insostenibile. Ogni anno l’impronta ecologica dovuta agli imballaggi è troppo elevata per ipotizzare un futuro che vada in questa direzione.
Chiaramente l’obiettivo rifiuti zero (o quasi) non è così utopico se si impara non solo a differenziare gli imballaggi e riciclarli, ma anche a produrne meno. Si può partire da contenitori e sacchetti, spesso del tutto superflui. Ma è necessaria soprattutto un’azione politica, e quindi legislativa, che induca ad un cambio nel concetto di packaging se si vuole risolvere una volta per tutti il legame produzione-rifiuti.
Non basta differenziare se non si parte dalle fondamenta: produrre meno imballaggi!
Gli imballaggi rappresentano una mole di rifiuti che spesso possiamo evitare di produrre. Oltre a differenziarli accuratamente, dovremmo infatti puntare all’obiettivo zero (o quasi) rifiuti.
Diminuire la quantità di confezioni e contenitori in plastica, carta ed alluminio utilizzati è il primo passo per riuscirci. Ciò aiuta ad entrare nell’ottica di un minore spreco di cui beneficerà l’ambiente ed il portafogli.
Bisogna reimpostare il criterio di “confezione” come di qualcosa di riutilizzabile. Così le confezioni non eliminabili potranno eventualmente essere riutilizzate come contenitori. In un secondo momento, potranno essere correttamente smaltite tramite la raccolta differenziata.
Prima che la Politica si interessi concretamente al problema degli imballaggi è buona norma che i cittadini (quindi noi tutti) si adoperino verso una nuova cultura ambientale attraverso una serie di stili di vita ed abitudini che aiutino il nostro Pianeta.
Di seguito elenchiamo alcune semplici abitudini da acquisire per diminuire gli imballaggi:

  • Acquistare prodotti sfusi o alla spina: dalla spesa alimentare a quella di detersivi e cosmetici, si può optare per queste alternative con un minore impatto sull’ambiente. Gli articoli sfusi permettono spesso di risparmiare anche in termini economici, grazie alla possibilità di riciclare i contenitori già in proprio possesso.
  • Utilizzare il vuoto a rendere: l’acquisto di contenitori e imballaggi può essere ridotto anche grazie a questa pratica. La scelta di prodotti che prevedano la restituzione del contenitore è un ottimo modo per contribuire alla riduzione dei rifiuti.
  • Preferire l’acqua del rubinetto: le bottiglie di plastica contenenti acqua possono essere facilmente risparmiate. Basta assicurarsi di poter bene l’acqua nella propria zona e munirsi di bottiglie di vetro facilmente riutilizzabili.
  • Portare la sporta: quando si esce per fare la spesa, ricordarsi una o più borse in tela è utile ed economico. L’acquisto di shopper, infatti, incide sulle spese quotidiane e ha un impatto sull’ambiente.
  • Auto-produrre: sia in cucina che per l’igiene ci si può cimentare con il fai-da-te. Provare nuove ricette, evitando l’acquisto di prodotti confezionati, è un modo per risparmiare e mangiare in modo sano. Anche detersivi e cosmetici possono essere spesso prodotti in casa grazie a semplici ricette che prevedono solo l’acquisto di pochi ingredienti naturali.
  • Limitare le mono-porzioni: per quanto possano rivelarsi pratiche, le vaschette contenenti dosi singole di cibi costituiscono uno spreco di materiali e un rifiuto in più da smaltire. Anche durante la spesa alimentare, quindi, sarebbe meglio preferire le i formati che riducono per quanto possibile inutili pacchi e sacchetti.

In un Paese civile però non ci si può limitare alle buone intenzioni dei singoli. La popolazione va educata, indirizzata, aiutata ed invogliata.
Vanno adottati criteri che indirizzino i rivenditori a dotarsi di strutture che agevolino la rivendita dello sfuso adottando sistemi di sicurezza sanitaria e di tracciabilità certa. C’è molto su cui lavorare ma soprattutto bisogna convincersi che senza un cambio delle normative in materia faremo sempre più rifiuti a discapito dei costi sociali ed ambientali.
In questo senso i Paesi occidentali devono ancora fare moltissimo. Anzi in certi casi devono partire da zero.
Questa è Politica, del PIL ne abbiamo gli “imballaggi” pieni!

Guido Bissanti




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