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Silene vulgaris

Silene vulgaris

La Silene rigonfia (Silene vulgaris (Moench) Garcke) è una piccola pianta (alta fino a 60–70 cm; massimo 100 cm) perenne e glabra, dai caratteristici fiori chiamati “bubbolini”, appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae.

Sistematica –
La Silene vulgaris appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Caryophyllidae, Ordine Caryophyllales, Famiglia Caryophyllaceae, Sottofamiglia Silenoideae, al Genere Silene e quindi alla Specie S. vulgaris.

Etimologia –
Il termine “Silene”, secondo alcuni, deriverebbe dal greco “Silenòs”, nome dato, nella mitologia greca, ad un essere semidivino compagno di Dioniso e padre dei Satiri, per metà uomo e per metà cavallo, caratterizzato da un ventre rigonfio (che rimanderebbe alla forma del calice). Secondo altri ancora deriva dal greco “sialon” , che significa “saliva”, “muco”, in riferimento alla sostanza bianca e appiccicosa presente nel fusto e nel calice. Altri ancora lo fanno risalire a “Selene”, “luna”, poiché alcune specie hanno fiori che si aprono di notte. Il termine “Vulgaris” proviene dal latino e significa “comune”, per l’ampia distribuzione di questa specie.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il tipo corologico di questa pianta è definito come “Euroasiatico”, quindi di provenienza dalle zone freddo – temperate dell’emisfero boreale. È da notare che data la vastità dell’areale di questa pianta (con le sue molte varietà) alcuni autori considerano il geoelemento come “Paleotemperato”, quasi subcosmopolita (presente cioè in quasi tute le parti del mondo).
La Silene vulgaris è presente in Europa, Asia, Africa settentrionale, America meridionale. In Italia è comune in tutte le regioni.
In Italia la si può trovare nei prati, arbusteti, boschi radi e margini dei sentieri. La pianta è sinantropa e nitrofila, è frequente quindi la sua presenza in zone ruderali ricche di azoto, o anche nei prati fertili concimati e antropizzati. In alcuni casi può essere considerate erba infestante.
La sua diffusione altitudinale è tra 0 a 2800 m s.l.m..

Descrizione –
La Silene è una specie erbacea perenne con fusto e foglie di morfologia molto variabile. La sub specie “vulgaris”, in particolare, è glabra o scarsamente pubescente. Il fusto può raggiungere i 70 cm d’altezza. Le foglie sono lineari-lanceolate, acute ma non acuminate, opposte, grasse, senza picciolo e abbraccianti il fusto in corrispondenza dei nodi. I fiori sono portati da peduncoli flessuosi riuniti in cime; il calice è dentato ovoide, rigonfio, con nervature verdastre o più o meno violacee e che per forma ricorda un palloncino. La corolla è formata da petali bianchi completamente divisi in due lacinie subspatolate o oblanceolate.

Coltivazione –
Anche se la Silene vulgaris è una pianta spontanea si presta benissimo ad essere coltivata. Per la tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Molto ricercata in gastronomia (con il nome di grisol, strigoli, stridoli, carletti, strisci, scrissioi, s-ciopit o sclopit, s-ciopetin, cuiet in Piemonte e nell’Appennino Umbro Marchigiano meglio noti come concigli), ma altri termini adottati sono: Bubbolini, Crepaterra, Cuïn, Erba del cucco, Minuto, Schioppettini, Sciopeti, Stridoli, Strigoli, Stringoli, Sgrizoi, Tagliatelle della Madonna, Verzuli, Lacitt.
La Silene è fra le migliori erbe commestibili, ma solo prima della fioritura; dopodiché le foglie basali diventano troppo coriacee. Si mangiano sia crude, sia cotte (come gli spinaci), in risotti, minestre, ripieni, ravioli e frittate: hanno un sapore dolce e delicato.
A scopo alimentare, in primavera, si utilizzano le giovani cimette; queste, strofinate delicatamente, producono un caratteristico stridío.
È buona mellifera, la radice contiene saponine.
Molto ricercata dal bestiame, è un ottimo foraggio.
Un tempo si pensava avesse funzioni diuretiche e veniva utilizzata anche come rimedio contro la gotta, il fuoco di S. Antonio e contro l’anemia. Purtroppo la ricerca si è poco interessata di questa pianta dal punto di vista delle proprietà terapeutiche.
Anche se lo strigolo è una pianta commestibile antichissima, la sua mancata commercializzazione (si tratta di un’erba spontanea non coltivata) ha reso più esigua la quantità di studi a disposizione circa le sue proprietà nutrizionali e medicinali. Mentre degli ortaggi coltivati si conoscono bene le proprietà nutrizionali e delle specie più usate in fitoterapia (valeriana, calendula, ecc.) si conoscono tutte le proprietà medicinali, degli strigoli si sa ben poco.
Sul fronte delle proprietà nutritive, hanno un buon contenuto di Vitamina C; recentissimi studi hanno messo in evidenza un’elevata quantità di sali minerali e fenoli, composti antiossidanti utile alla salute: il contenuto di questi micronutrienti è più alto di quello rilevato negli spinaci.
Un altro studio sulle proprietà nutrizionali degli strigoli riporta questi valori:
Acqua 88%;
Lipidi 0,6 – 0,8%;
Fibra 3,1 – 3,5%;
Carboidrati disponibili 3,9%;
Proteine 3,6%.
Tra gli acidi grassi segnaliamo la presenza dell’acido oleico, linoleico, linolenico, erucico, palmitico e stearico. Per quanto riguarda le proprietà medicinali, le uniche informazioni note è che gli estratti di questa pianta sono estremamente emollienti. Per questo motivo, la specie Silene vulgaris è molto usata per la produzione di determinati saponi per la pelle. In passato e anche oggi, i preparati a base di stridoli sono usati per curare le oftalmie (affezioni degli occhi).
Ad oggi la pianta non è inserita nell’elenco ufficiale delle piante officinali e non è usata in erboristeria.
Contenendo diversi zuccheri, può essere utile per il reintegro di questi elementi in soggetti che ne siano deficitari.
Gli Strigoli sono legati ai ricordi infantili di molte persone, specialmente quelle vissute in campagna. I ragazzi di molte regioni usavano fare le “scattiole” con i fiori di questa pianta; si chiudeva con le dita l’apertura del calice vescicoloso che, quindi, si schiacciava sul dorso della mano o sulla fronte, producendo un sonoro scoppio, da cui i nomi volgari di Schioppettini e Schioppetti.

Modalità di Preparazione –
I getti novelli degli Strigoli sono una delle verdure più conosciute nella tradizione fitoalimurgica del nostro territorio, una vera leccornia anche per i palati più raffinati. Si usano lessati come componenti delle mesticanze, alle quali conferiscono un tono particolare, ma principalmente essi vengono sbollentati in acqua, mescolati alle uova sbattute con aggiunta di formaggio pecorino e pepe, quindi fritti sotto forma di polpette.
I teneri germogli che si asportano in primavera a una lunghezza di 5-6 cm, si fanno bollire per qualche minuto nell’acqua e si consumano, come detto, come contorno a uova o altre pietanze, al pari dei più diffusi spinaci. Con gli stessi si confezionano risotti dal sapore delicatissimo, ma possono pure venire mescolati a frittate e minestre di stagione.
Per apprezzare la bontà del silene bisogna coglierlo per tempo, ossia prima che il germoglio prenda a indurire. Nel caso intendessimo utilizzarlo per risotti, si consiglia di cuocere il riso nell’acqua di bollitura del vegetale stesso: la pietanza ne acquisterà pregio e sapore.
Se desiderate impiegare il silene come verdura cotta, conditelo con un filo del migliore olio, pochissimo sale e niente aceto per non soffocarne il sapore.
L`uso alimentare delle cime e delle foglie degli Strigoli ha una diffusione nazionale. Nel Bresciano si fanno cuocere con pochissima acqua in pentola coperta e si servono come contorno di salumi cotti. Nella stessa regione si impiegano per saporiti risotti magri. Nel Veneto sono ricercati per zuppe, minestroni e, specialmente, per le classiche minestre di riso e fritture d`erbe. In Toscana sono consumati cotti, a guisa degli spinaci, oppure adoperati per il ripieno delle torte senesi o delle torte salate lunigiane. In Romagna si utilizzano come colorante nella pasta verde, come aromatizzante nei tortellini di ricotta e per fare le tipiche piadine. A Rimini si adoperano per preparare insalate crude, pastasciutta e ravioli.
Nella zona di Cesi di Serravalle del Chienti, viene usata per preparare un caratteristico strudel che si consuma il giorno dell’Ascensione.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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