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Chimborazo

Chimborazo

Il Chimborazo, con i suoi 6310 m s.l.m. è la montagna più alta delle Ande ecuadoriane. Inoltre è la vetta più alta in prossimità dell’equatore ed a causa del rigonfiamento equatoriale, la sua vetta è il punto più distante dal centro della Terra.
Infatti, sebbene sia 2.547 metri più basso dell’Everest, la sua sommità dista dal centro della Terra 2,5 km in più della cima della montagna himalayana. Se si intende quindi come “montagna più alta” quella che si protende maggiormente nello spazio, il vulcano ecuadoriano è in assoluto la più alta vetta terrestre.
Il Chimborazo si trova nell’entroterra ecuadoriano vicino a Riobamba a 180 km a sud di Quito.
Questa vetta ha inoltre un diametro di 20 km e riesce a dominare una regione di 50.000 km². È soprannominato dagli abitanti Taita Chimborazo, ovverosia papà Chimborazo, mentre la madre è il Tungurahua.
Da questa montagna nascono i numerosi affluenti del fiume Guayas, così come quelli del Rio delle Amazzoni, e viene considerato la prima fonte di approvvigionamento idrico per le provincie di Bolivar e Chimborazo: Guaranda è rifornita dai “vertientes”, nell’alto “páramo” (un arido altopiano di circa 4 000 m)[altitudine, ampiezza, lunghezza?] situato a 25 km dalla città.

Geografia –
Il Chimborazo, dal punto di vista geologico, è un vulcano del Quaternario, provvisto di una cupola senza cratere. Attraverso particolari indagini sono state individuate alcune eruzioni durante le varie ere che negli ultimi 10.000 anni possono essere riassunte come segue:
– 550 d.C. ± 150 anni;
– 270 d.C. ± 150 anni;
– 2500 a.C. ± 1500 anni
– 4130 a.C. ± 150 anni;
– 5410 a.C. ± 75 anni;
– 7500 a.C. ± 2500 anni.
Purtroppo, secondo ricercatori francesi, molto probabilmente a causa del riscaldamento globale, i ghiacciai delle Ande, e quindi anche del Chimborazo, stanno andando incontro a un fenomeno di scioglimento abbastanza veloce e sono quindi destinati a scomparire nel giro di alcuni decenni.
Per questo motivo si presume che città come Quito, Lima e La Paz, che si basano su tale approvvigionamento idrico, avranno seri problemi in futuro.
A ovest del vulcano si stende un’ampia distesa desertica di sabbie vulcaniche formatasi per l’accumulo dei materiali d’eiezione più fini. Le colate di lava del Chimborazo si confondono con quelle del vicino Caruhuairazo.

Flora –
Il particolare ecosistema che circonda l’immensa struttura del Chimborazo è dovuto alla sua relativa aridità. La provincia del Chimborazo anche se con clima secco, ha alcune aree allagate dove crescono piante tipiche come il páramo paglia, ñáchag con piccoli fiori gialli, chuquiragua o fiore andino, orecchie di coniglio, romerillo, sunfo e ashpachocho.
Ci sono anche alberi come il kishwuar e quelli conosciuti dalla carta che formano piccole foreste.
Intorno a questa vetta è stata istituita la Riserva di Protezione Faunistica del Chimborazo che è costituita da specie erbacee, con presenza sporadica e resti di arbusti e piccoli alberi, conta otto ecosistemi; ospita più di 1.500 specie di piante, con il 60% di endenismo come: Polylepis, Ginoxis, Pumamaqui, Quishuar, Chuquirahua, Romerillo, Gentanella, ecc.
Le brughiere secche come il banco di sabbia del Chimborazo possono essere considerate come “Puna” páramo che varia tra semideserto e deserto, è l’unico paragonabile agli altopiani del Perù, della Bolivia e dell’Argentina settentrionale.
Secondo il Sistema di Classificazione delle Piante proposto da Sierra (1999), la Riserva ha quattro formazioni vegetali situate nella Sottoregione Centrale, Settore Centrale della Cordigliera Occidentale.
– La Foresta sempreverde dell’alta montagna: (3.000-3.400): include la vegetazione nota come Ceja Andina o flora di transizione tra le foreste di alta montagna e il páramo. Questa formazione è simile alla foresta pluviale nella sua fisionomia, così come nella quantità di muschi e piante epifite. Si differenziano però per il terreno che tende ad essere ricoperto da un fitto strato di muschio. Gli alberi crescono irregolarmente, con tronchi ramificati e in alcuni casi molto inclinati o quasi orizzontali (Sierra 1999).
– Zona desolata erbacea: (3.400-4.000): al suo limite inferiore si trova il sopracciglio andino arbustivo o campi coltivati, dove la foresta andina è stata disboscata. Dominano le graminacee a cespo dei generi Calamagrostis e Festuca, mescolate a piccoli arbusti (Sierra 1999).
– Terra desolata: (Oltre i 4.200 metri slm fino al limite delle nevicate); in questa formazione la vegetazione si alterna a macchie di sabbia nuda. Si caratterizza per essere xerofita, con poche erbe, piccoli arbusti, muschi e licheni. In alcune montagne, le brughiere del deserto iniziano a un livello considerevolmente più basso. Ad esempio, le pendici occidentali del Chimborazo sono aride e sabbiose da 3.800 metri sul livello del mare. C’è anche una vasta area sabbiosa sulla parete sud-occidentale del vulcano, simile alle Punas della Bolivia, dove la vegetazione è scarsa e dominano alcune specie di Stipa, Calamagrostis, arbusti ed erbe. Nel Chimborazo páramos è molto evidente il gradiente tra umido, semisecco e secco (Sierra 1999). Tra la flora caratteristica spiccano: Azorella pedunculata (Apiaceae), Chuquiraga jussieui, Hypochaeris sonchoides, Senecio microdon e S. comosus, Culcitium nivale, Werneria rigida (Asteraceae) ed altre piante.
– Gelidofitia: (Sopra i 4.700 metri sul livello del mare); la vegetazione è dominata da licheni e muschi. Le piante superiori (fanerogame) praticamente scompaiono e quelle esistenti crescono sottoterra. I rizomi e le radici sono molto sviluppati e le foglie sono molto piccole. Questo tipo di formazione si trova in tutte le vette della Cordigliera Occidentale, come nel caso del Chimborazo (Sierra 1999). Le piante caratteristiche sono: Aciachne flagellifera (Poaceae), Loricaria ferruginea (Asteraceae), Draba aretioides (Brassicaceae), Valeriana pilosa (Valerianaceae). Muschi: Andreana sp. e Grimmia sp. Licheni: Lecanora sp. e Gyrophora sp..

Fauna –
L’area naturale del Chimborazo si distingue per l’avifauna, con diverse specie di colibrì come l’endemico colibrì “Estrella del Chimborazo”, che nidifica a più di 5.000 metri sul livello del mare, oltre a falchi e curquiloni; sono presenti anche specie di mammiferi e animali selvatici come: conigli, lupi, cervi e camelidi.
La Riserva di Protezione Faunistica del Chimborazo è stata creata per la reintroduzione delle vigogne e la conservazione delle brughiere di questa zona, le cui condizioni ecologiche simili alla Puna meridionale delle Ande erano ideali per l’adattamento di questo camelide; L’ultimo censimento della popolazione effettuato nel 2018 ha registrato 6.800 vigogne in Ecuador.
Per quanto riguarda i mammiferi, la famiglia dei Camelidi è la principale che vive nella zona. Ad esempio, le vigogne (Vicugna vicugna) hanno una bassa richiesta di acqua e possono vivere in aree semidesertiche. Una particolarità di questo animale è che i suoi denti incisivi crescono per quasi tutta la sua vita, permettendogli di nutrirsi di foglie dure, con un alto contenuto di acido silicico, che si trova ad esempio in Festuca, Calamagrostis, nonché erbe basse e striscianti. L’alpaca (Lama pacos) è un altro dei camelidi addomesticati dagli indigeni andini, molto apprezzato per la qualità della sua lana. Il lama (Lama glama) vive nella Riserva e anche in altre brughiere degli altopiani ecuadoriani. Questi animali resistono a venti che possono raggiungere i 180 km/h (Gallo et al. 1992). È anche possibile osservare lupi páramo (Lycalopex culpaeus), cervi páramo (Odocoileus virginianus), chucuris (Mustela frenata), puzzole (Conepatus semistriatus). Comunemente si possono osservare conigli (Sylvilagus brasiliensis) tra le praterie; (Paredes 2005; Gallo et al. 1992). Le foreste di Gynoxys sono l’habitat perfetto per le specie di roditori: Akodon mollis, Phyllotis andinum, Thomasomys paramorum (Cricetidae).
Nella Riserva sono state individuate, inoltre, 31 specie di uccelli, tipiche degli ambienti andini. È normale osservare: curquiloni (Phalcoboenus carunculatus), maiali (Geranoaetus melanoleucus) e nelle zone sabbiose è possibile osservare rondoni (Aeronautes montivagus) che volano velocissimi; (Paredes 2005a). Altri uccelli molto rappresentativi di questa parte delle Ande sono: il colibrì stellato ecuadoriano (Oreotrochilus chimborazo), il condor (Vultur gryphus). Nelle lagune della Cocha Negra e nelle lagune invernali delle brughiere di Urbina ad Abraspungo è possibile trovare: anatre palustri (Anas andium), poiane (Gallinago stricklandii), gabbiani palustri (Larus serranus), liglie (Vanellus resplendens).
Tra gli anfibi ed i rettili, il Piano di Gestione (1992) riporta il rospo jambatos (Atelopus ignescens), Eleutherodactylus curtipes (Brachycephalidae) e Gastrotheca riobambae (Amphignathodontidae), attualmente a rischio di estinzione. Tuttavia, si possono citare altri anfibi che popolano questa area protetta, quali: Eleutherodactylus w-nigrum, E. chalceus, E. unistrigatus (AmphibiaWeb 2006). Inoltre, la Riserva è un rifugio naturale per specie altamente minacciate, quali: Colostethus jacobuspetersi (Dendrobatidae, CR) e Gastrotheca pseustes (Amphignathodontidae, EN); (Amphibia Web 2006).

Guido Bissanti




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