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Sentenza storica per una giustizia climatica

Sentenza storica per una giustizia climatica

Se agli Accordi di Parigi non verranno abbinate regole certe sulle infrazioni, da parte degli Stati aderenti, non aspettiamoci più tanto dalla storia, perché in questo modo con il Pianeta stiamo bruciando il futuro dell’umanità.
Eppure qualcosa in materia di giustizia climatica inizia a muoversi, augurandoci di arrivare in tempo utile.
Ricordiamo che l’Accordo di Parigi (COP21) è un’intesa tra gli stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), riguardo alla riduzione di emissione di gas serra, e alla finanza, a partire dall’anno 2020.
Purtroppo a tutt’oggi i predetti Accordi non prevedono un regime sanzionatorio e,senza tale regolamentazione, gli stessi non hanno un gran potere vincolante nelle Politiche degli Stati che lo hanno sottoscritto. Insomma, ad oggi, chi inquina non paga.
Da quando i 196 Stati partecipanti alla XXI Conferenza delle Parti dell’UNFCCC firmarono, a Le Bourget, vicino Parigi, in Francia, e sottoscritto, l’Accordo il 12 dicembre 2015, non era successo praticamente nulla.
Eppure il 20 novembre 2020 qualcosa di rivoluzionario è accaduto. Una sentenza che può dare improvvisamente un senso nuovo alle responsabilità di Stato. Una sentenza che può riscrivere la storia della giustizia climatica.
La sentenza è stata emessa, in Francia, dal Consiglio di Stato, che adesso chiede alla Francia perché non sta rispettando gli impegni della COP21.
Ma chi ha chiesto al Consiglio di Stato di pronunciarsi in tale materia?
Tutto nasce dal Comune francese di Grande-Synthe, un comune di 21.166 abitanti, situato nel dipartimento del Nord nella regione dell’Alta Francia e che sorge su un lembo di terra sottratto al mare.
Si tratta di una municipalità direttamente minacciata dall’innalzamento del livello delle acque, causato dal cambiamento climatico, e quindi fortemente interessata a capire e, soprattutto, sapere cosa si sta facendo per scongiurare l’aggravarsi della crisi climatica che si ripercuote, tra gli altri fattori, sullo scioglimento dei ghiacciai.
Così il Comune di Grande-Synthe, appoggiato da alcune ONG, che in precedenza avevano promosso una petizione in tal senso sin dal dicembre 2018, ha provato a obbligare per via legale il Governo a rispettare le sue promesse in materia di clima.

Ricordiamo per precisione di informazione che, sottoscrivendo l’accordo di Parigi, la Francia si era impegnata a tagliare le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030. Ma sappiamo come la tabella di marcia da parte della Francia e, praticamente di tutti gli altri Stati sottoscrittori, al momento non è rispettata.
Ma il Consiglio di Stato, con la sua sentenza, afferma che il contenuto della COP21, che è a tutti gli effetti, una legge sul clima, è “vincolante” e così Parigi deve dimostrare di impegnarsi sul serio per raggiungere gli obiettivi fissati. Non solo ma l’Esecutivo francese è obbligato a provvedere in fretta, entro 3 mesi al massimo.
La sentenza del Consiglio di Stato francese è, a tutti gli effetti, un pronunciamento storico, in quanto fissa un precedente importante per obbligare i Governi alle loro responsabilità, dando forza e ragione a chi chiede una giustizia climatica.
Le ripercussioni di questa sentenza che, come al solito, come tutte le sentenze, fa giurisprudenza, ed in questo caso giurisprudenza internazionale, è di immane portata e di inevitabili ricadute.
Pensate all’inquinamento inopportuno provocato dal trasporto di merci dei grandi cargo inquinanti o all’uso ancora ingiustificabile di molte risorse non rinnovabili.
Adesso, per dare seguito alla sentenza del Consiglio di Stato, il Governo di Parigi dovrà dare conto alla più alta Corte francese. Lo dovrà fare attuando nuovi provvedimenti, oppure giustificando le ragioni del ritardo.
Così, come scritto dai giudici della Corte “Se le giustificazioni fornite dal Governo non fossero soddisfacenti”, la stessa “potrebbe considerare la necessità di adottare ulteriori misure” obbligando e adottando provvedimenti anche pesanti contro la Francia.
Le conseguenze di questa decisione sono storiche non tanto per quello che potrà succedere in Francia ma per le ricadute che, a catena e con effetto domino, potrebbero portare normali cittadini ed organizzazioni ambientaliste a tirare in ballo i propri Governi nell’attuazione di qualcosa che è l’unica via per dare un futuro al Pianeta: rispettarlo.

Guido Bissanti




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