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Crataegus nigra

Crataegus nigra

Il biancospino ungherese (Crataegus nigra Waldst. & Kit., 1802) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Rosaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Rosales, Famiglia Rosaceae, Sottofamiglia Maloideae e quindi al Genere Crataegus ed alla Specie C. nigra.

Etimologia –
Il termine Crataegus proviene dal greco κράταιγος crátaigos cratego, biancospino (composto da κρᾰταιóς crataiós forte, robusto e da αἴξ, αἰγóς aíx, aigós capra): forse un’allusione al fatto che le sue spine terrebbero lontane perfino le capre.
L’epiteto specifico nigra viene da niger nero, per il colore dei frutti.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Crataegus nigra è una pianta originaria di un’ara che comprende Cecoslovacchia, Ungheria, Albania e Jugoslavia e successivamente introdotto in altri Paesi.
Il suo habitat tipico è quello delle zone boschive dell’Europa centrale e dell’est.

Descrizione –
Il biancospino ungherese è un albero deciduo che può raggiungere i 6 metri di altezza.
La chioma assume in natura una forma arrotondata.
I rami sono piuttosto rigidi ed i giovani germogli sono infeltriti con una peluria grigia, che diventano successivamente più lisci e violacei; porta delle spine lunghe circa 1,3 cm che spesso sono però quasi assenti.
Le foglie hanno forma da triangolari a ovate, da cuneiformi a quasi diritte alla base; questa hanno una lunghezza di 4-10 cm con una larghezza pari a due terzi della lunghezza; sono composte da sette a undici lobi, con i lobi inferiori che raggiungono non più della metà della costa mediana, quelli superiori meno profondi; inoltre la dentatura è acuta ed hanno un colore verde opaco, con entrambe le superfici lanuginose; il picciolo è raramente più lungo di 1,8 cm, molto lanuginoso; le stipole sono bruscamente e grossolanamente dentate.
I fiori sono di colore bianco che diventano rosei con l’età, raccolti in corimbi piuttosto piccoli. Il Calice e gli steli dei fiori sono grigio-pelosi; con venti stami e cinque stili. È una specie La specie ermafrodita impollinata dai moscerini.
L’antesi è nel periodo di maggio.
Il frutto è una drupa globosa di dimensioni fino rutto globoso appiattito, fino a 1,25 cm circa di diametro, di colore nero brillante e morbido.

Coltivazione –
Il Crataegus nigra è una pianta che predilige terreni umidi o bagnati e può tollerare la siccità. La pianta può tollerare forti venti ma non di natura marittima. Può tollerare, inoltre, l’inquinamento atmosferico.
È una pianta molto facile da coltivare ed una volta stabilizzato, riesce anche in suoli eccessivamente umidi.
Dal punto di vista pedologico cresce bene su un terreni calcarei ed argillosi.
Per quanto riguarda l’esposizione preferisce quella in pieno sole soprattutto se lo si coltiva per i frutti.
Questa specie si ibrida liberamente con altri membri di questo genere.
Le giovani piante impiegano dai 5 agli 8 anni prima di iniziare a dare frutti,sebbene gli alberi innestati spesso fioriscano abbondantemente nel loro terzo anno.
I fiori hanno un odore fetido, che sa di pesce in decomposizione, fattore che attira i moscerini che sono i principali mezzi di impollinazione. Quando sono appena aperti, i fiori hanno un profumo più gradevole con sfumature balsamiche.
Per quanto riguarda la propagazione si può partire da seme ed in questo caso è bene seminare non appena i frutti sono maturi, nel periodo autunnale, con clima già freddo. In questo caso parte del seme germoglierà in primavera, anche se la maggior parte richiederà probabilmente un altro anno.
Il seme immagazzinato invece può essere molto lento ed irregolare a germogliare; per agevolare la germinazione dovrebbe essere stratificato a caldo per 3 mesi a 15 °C e poi stratificato a freddo per altri 3 mesi a 4 °C. in questo caso potrebbero essere necessari altri 18 mesi per germogliare. Scarificando il seme prima di stratificarlo si potrebbe ridurre questo tempo. Anche la fermentazione del seme per alcuni giorni nella propria polpa può accelerare il processo di germinazione.
Se si coltivano solo piccole quantità di piante, è meglio mettere in vaso le piantine non appena sono abbastanza grandi da poterle maneggiare e coltivare in vasi individuali per il loro primo anno, piantandole in tarda primavera in aiuole o nelle loro posizioni finali. Quando si coltivano quantità maggiori, potrebbe essere meglio seminarle direttamente all’aperto in un letto di semina, ma con protezione da topi e altre creature che si nutrono dei semi. In questo caso bisogna farli crescere nel letto di semina fino a quando sono abbastanza grandi da essere piantati, ma bisogna cimare le radici se devono essere lasciati indisturbati per più di due anni. In generale le piantine non dovrebbero essere lasciate in un semenzaio per più di 2 anni senza essere trapiantate.

Usi e Tradizioni –
Il Crataegus nigra è una pianta su cui esistono poche menzioni e lavori scientifici in merito.
Tuttavia è noto che i frutti ei fiori di molti biancospini sono ben noti nella fitoterapia popolare come tonico per il cuore e la ricerca moderna ha confermato questo uso. I frutti ei fiori hanno un effetto ipotensivo oltre ad agire come un tonico cardiaco diretto e delicato. Sono particolarmente indicati nel trattamento di pazienti con sistemo cardiaco debole combinato con la pressione alta. Per essere efficace è comunque necessario un uso prolungato.
Le foglia, i giovani getti, i fiori ed i frutti di questa pianta vengono normalmente usati sia come tè che come tintura.
Tra i suoi usi commestibili si utilizza la frutta, sia cruda che cotta.
I frutti hanno fino a cinque semi abbastanza grandi al centro del frutto, questi spesso si attaccano insieme e quindi sembra di mangiare un frutto simile a una ciliegia con un singolo seme.
Tra gli altri usi si impiega il legname che è pesante, duro e a grana fine; questo è uttile per realizzare manici di utensili, mazze e altri piccoli oggetti.

Modalità di Preparazione –
Del biancospino ungherese si utilizzano sia le foglie, i giovani getti, i fiori che possono essere preparati per ottenere un tè o delle tinture.
La frutta invece può essere consumata sia fresca che cotta. Questa, inoltre, può essere utilizzata per preparare torte, conserve, ecc. e può anche essere essiccata per un uso successivo.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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