Un Mondo Ecosostenibile
ArbustiveSpecie Vegetali

Paullinia cupana

Paullinia cupana

Il guaranà (Paullinia cupana Kunth.) è una pianta rampicante, sempreverde appartenente alla famiglia delle Sapindaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Sapindales, Famiglia Sapindaceae e quindi al Genere Paullinia ed alla Specie P. cupana.

Etimologia –
Il termine Paullinia del genere è stato dedicato in onore del medico Danese Simon Paulli (1603-1680).
L’epiteto specifico cupana, molto probabilmente è in onore del monaco e botanico siciliano Francesco Cupani, autore di Hortus Catholicus.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il guaranà è una pianta originaria della foresta amazzonica dove cresce spontaneamente lungo i fiumi.
Al di fuori di quest’area viene anche coltivata a scopo industriale, soprattutto nei comuni di Maués e Urucarà, situati lungo il Rio delle Amazzoni, ad est di Manaus.

Descrizione –
La Paullinia cupana è una specie lianosa rampicante che allo stato spontaneo può raggiungere anche i tredici metri d’altezza.
La pianta, all’interno della foresta, trova sostegno su altri alberi ma può crescere eretta anche senza sostegno.
La corteccia è sottile, di colore verde nelle parti più giovani che, col tempo e sui tronchi assume una colorazione marrone.
Le foglie sono alterne, sorrette da un breve picciolo, coriacee, di colore verde lucido sulla pagina superiore e verde opaco su quella inferiore; il margine è intero e le nervature principali pennate.
I fiori sono bianchi, brevemente peduncolati, singoli o, più spesso, raccolti in gruppi fino a quindici/venti.
Il frutto è una drupa, molto consistente, con un epicarpo pergamenaceo di colore rosso fuoco; il mesocarpo è parenchimatoso, di colore biancastro che racchiude l’endocarpo (ossia il seme) di consistenza legnosa, che ad essiccamento assume la grandezza di un pisello.

Coltivazione –
Il guaranà è una pianta che quando viene coltivata in sistemi intensivi, è tenuta sotto forma di alberello o di arbusto, non più alto di due/tre metri, per facilitare la raccolta dei semi.
Le piante di guaranà vengono coltivate nelle zone tropicali, dove esistono vere e proprie piantagioni di guaranà, sfruttate industrialmente; si tratta di una pianta di facile coltivazione, che ha bisogno di una temperatura media vicina ai 15-18°C, anche durante la stagione fredda, motivo per il quale non è possibile coltivarla all’aperto in Europa.
Le piante da tempo a dimora si accontentano dell’acqua fornita dalle piogge, ma in genere le giovani piante vengono annaffiate in periodi i particolare siccità o caldo; in genere sopportano senza problemi la siccità, e non tollerano la coltivazione in luoghi umidi o in condizioni di terreno scarsamente drenante.
La moltiplicazione avviene per talea semilegnosa, da effettuare nel periodo estivo; le talee vengono fatte radicare in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali. Le giovani piante vengono poste a dimora dopo aver raggiunto i 35-40 cm di altezza in contenitore. In primavera è possibile seminare i grossi semi, anche direttamente a dimora.

Usi e Tradizioni –
Il nome Guarana deriva dal termine guaraní guara-ná, che a sua volta deriva dal warana dei Sateré Mawé.
La Paullinia cupana veniva utilizzata già nell’antichità dai popoli Indios dell’Amazzonia, come pianta medicinale e sacra.
Era sacra soprattutto alla popolazione dei Guaraní.
Su questa pianta esistono tantissime leggende e miti; secondo una di queste, in un tempo molto remoto, Cereaporanga, una ragazza dall’aspetto e dall’animo gentile e protetta dalla dea della bellezza e della vita, incontrò un valoroso guerriero di una tribù nemica e si innamorò di lui. Il loro amore avrebbe potuto superare tutto, ma i due innamorati non sarebbero mai riusciti a far cessare l’odio che esisteva da anni tra le due tribù; così decisero di fuggire insieme per essere felici. Durante il tragitto Cereaporanga incontrò un anaconda ferita e, nonostante il pericolo, il suo dolce cuore la spinse ad aiutarla; la curò con tutto il suo affetto, ma non sapeva che questo gesto le sarebbe stato fatale.
Fu a causa di questa sosta che i guerrieri della sua tribù si avvicinarono sempre più; quindi, accortasi di essere inseguita e certa che il suo uomo sarebbe stato catturato e ucciso, stabilì un patto di amore e di morte; chiese al grosso serpente di stringerli, con tutta la sua forza, nel loro ultimo abbraccio. Gli indios, vedendo i due innamorati nel loro ultimo gesto, si disperarono per la morte della loro protetta. Chiesero subito aiuto alla dea della bellezza e della vita affinché almeno lo spirito della donna non li abbandonasse; così la dea, commossa dal gesto di Cereaporanga, fece nascere dai suoi occhi una pianta i cui frutti sembrano, all’aprirsi, due splendidi occhi neri; proprio come quelli della fanciulla più bella.
Al di la dei miti e delle leggende il frutto del Guaranà è sempre stato considerato dagli indios come elisir di lunga vita; la sua importanza era alta in tutte le varie tribù, dato che forniva loro cibo e mezzi per curare le malattie, preparava e sosteneva l’organismo.
La pianta di Guaranà era utilizzata per i suoi effetti tonico–stimolante e veniva quindi impiegata per aumentare la resistenza fisica, per la caccia, ecc. Molte tribù di indios, però, andarono oltre a questo palese effetto e utilizzavano questa pianta anche per combattere la diarrea, per alleviare i dolori mestruali, per le malattie che indebolivano – e anche per riuscire a vedere/capire meglio le cose che ci circondano; uno scopo sicuramente legato al fatto che la pianta stessa ha gli occhi per vedere.
Del Guaranà venivano utilizzati esclusivamente i semi.
Ogni tribù aveva un suo metodo per prepararli.
In generale, soprattutto in Brasile, la preparazione prevede la raccolta dei grappoli, scegliendo i frutti quando sono semi-aperti, che sono messi in contenitori pieni d’acqua fredda per estrarne l’epicarpo e, dopo la pulizia, sono tostati a fuoco lento nello stesso giorno della raccolta; successivamente sono pestati.
Una volta che i semi sono stati ridotti in polvere si aggiunge un po’ d’acqua, continuando a pestarli fino a formare una pasta omogenea. A questa pasta le si dà una forma di «panetto» e la si porta al sole, dopo viene messa a fumigare al fuoco di rami resinosi. Questo panetto viene poi grattugiato al momento del bisogno.
Nel Venezuela, invece, i semi spogliati dagli involucri vengono triturati in acqua calda, addizionati con farina di manioca, lasciati fermentare per un certo tempo ed impastati con l’acqua bollente fino ad ottenere una pasta che viene essiccata e fumigata.
In erboristeria e nella medicina occidentale si utilizzano i semi di guaranà, opportunamente essiccati e macinati; la polvere di guaranà ha effetti stimolanti, contenendo caffeina e teobromina. Viene utilizzata come stimolante, ma anche come analgesico, afrodisiaco, disinfettante.
Pur tuttavia non esistono ancora evidenze scientifiche sulle proprietà terapeutiche del Guaranà.
Inoltre, al di la delle sostanze eccitanti presenti, come la caffeina, si suppone la presenza di tracce di sostanze ancora sconosciute e neuroattive in presenza millesimale, di cui non si conosce ancora l’azione a livello neurologico, con spiccata azione verso l’eccitabilità.
Si evidenzia, tra l’altro, come alcuni dei principi attivi contenuti nella povere di guaranà possono divenire tossici se consumati in maniera continuativa e in dosi massicce.
Alcuni degli effetti indesiderati neurologici più comuni sono: agitazione, ipereccitabilità, nervosismo, insonnia, aritmie di vario genere in soggetti predisposti, ipertensione arteriosa.
I semi secchi di Guaranà hanno la seguente composizione media: Fibra vegetale 49%, Amido 9%, Acqua 7-8%, Pectina, destrina, sali minerali, acido malico 7-8%, Acido tannico 5%, Guaranina (caffeina) 4-5%, Olio fisso 2-3%, Acido piro–guaranà 2%, Glucosio 1% e Saponine 0,06%.

Modalità di Preparazione –
Il Guaranà trova impiego, sia a livello alimentare che medicamentoso soprattutto nell’America meridionale.
Dal Guaranà si ottiene una famosa bibita, leggermente frizzante, chiamata appunto “guaranà”, simile nell’aspetto e nel gusto ai vari tipi di bibite a base di cola, che ha un sottile effetto stimolante e un sapore dolce. Per il suo uso medicamentoso lo si può trovare in compresse, in bastoncini o, meglio ancora, in polvere. Ultimamente, sul mercato europeo, si trovano in commercio anche delle caramelle e dei cioccolatini a base di guaranà.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *