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Come coltivare il Pino domestico

Come coltivare il Pino domestico

Il pino domestico (Pinus pinea L., 1753) è un albero appartenente alla famiglia delle Pinacee, alquanto diffuso nel bacino del Mediterraneo, soprattutto sulle coste settentrionali, dove forma vasti boschi (pinete).
In questa scheda vedremo come coltivare il Pino domestico, detto anche Pino da pinoli.
Si tratta di un una conifera sempreverde che può arrivare in condizioni pedoclimatiche ottimali a 25-30 m di altezza.
La pianta si presenta con un tronco nudo per il 60% al di sopra del quale i rami vanno a formare la tipica chioma a ombrello, che prima dei 50 anni si presenta invece in forma globosa. La corteccia ha una tonalità grigia e liscia che si screpola in grosse placche e diventa rossastra col tempo. I rami sono curvi e a andamento ascendente, i rametti sono verdi o giallo-verdi. Gli aghi persistono fino a 4 anni e sono portati a coppie; sono lunghi 10-12 cm circa, con il margine seghettato, e sono di color verde biancastro che diventa giallo verso l’apice non pungente.
Il ricambio degli aghi avviene con la caduta di quelli più vecchi durante l’estate e con l’emissione dei nuovi che spuntano verso aprile e raggiungono la dimensione finale l’autunno seguente. La fioritura avviene tra aprile e maggio.
Per quanto riguarda gli organi riproduttivi si ricorda che le gimnosperme di cui fa parte il Pino domestico, non producono fiori, ma sporofilli che, per il Pino domestico maturano tra aprile e maggio.
La pianta presenta macrosporofilli: di colore rosso, che crescono all’estremità dei nuovi germogli e microsporofilli, di colore giallo-arancione, più evidenti di quelli femminili, posti alla base del germoglio.
Nel Pinus pinea gli strobili, chiamati pigne, sono lunghi 8–15 cm, ovoidali e grandi. Impiegano 36 mesi per maturare, più di qualsiasi altro pino. Si aprono a maturità per far uscire i semi. Questi ultimi, i pinoli, sono grandi, lunghi 2 cm, di color marrone chiaro con un guscio coperto da una guaina scura che si gratta con facilità e hanno una rudimentale aletta di 5 mm che va via facilmente. Il vento non ha effetto per trasportare i semi, che vengono dispersi dagli animali, tipicamente dagli uccelli, ma oggi perlopiù dall’uomo.
Le radici della pianta sono forti e robuste,inizialmente a fittone poi laterali e superficiali, e entrano in simbiosi con il tartufo bianchetto e lo scorzone.
Per la coltivazione del Pino domestico si ricorda che questa specie è presente in quasi tutta Italia isole incluse, con l’eccezione di Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia trentino, Marche e Puglia. Il suo areale di distribuzione va da 0 a 800 metri sul livello del mare, in habitat di tipo litoraneo, su terreni sabbiosi e sciolti.

Si tratta di una pianta eliofila e termofila, molto sensibile alle temperature minime assolute soprattutto in presenza di forte umidità, per cui negli ambienti può resistere anche fino a -25°C, altrimenti non può scendere sotto ai -12°C.
Per la sua coltivazione ottimale, comunque, è bene che le temperature minime non scendano mai di molto sotto allo zero. Anche la neve danneggia l’albero, stroncandone i rami. Sopporta invece molto bene l’aridità estiva, con massime superiori ai 30°C e piogge scarse, anche se contrariamente a quanto si crede una siccità eccessivamente prolungata nel tempo lo danneggia.
Il Pino domestico è invece alquanto rustico in termini di terreno; in ogni caso bisogna evitare quelli acquitrinosi oppure spiccatamente salini. È una pianta che tollera male l’inquinamento atmosferico, specialmente quello veicolato dai venti salmastri provenienti da aree marittime inquinate da tensioattivi.
Il pino domestico è una pianta a crescita rapida per cui è molto consigliata per la ricopertura vegetale di aree danneggiate o povere di vegetazione arborea. La sua introduzione va però sempre subordinata al suo habitat ottimale. Infatti il Pino domestico è ideale per rinsaldare dune di sabbia, in giardini di zone costiere, molto comune lungo larghi viali in terra battuta, avendo cura però di non inserirlo vicino a pavimentazioni stradali e marciapiedi che tende a deformare con le sue radici.
Inoltre il Pino domestico ha una secrezione fogliare che inibisce la germinazione dei semi e che viene dilavata sul terreno con le piogge, potendo creare problemi di crescita di piante sotto la sua chioma anche perché la continua abscissione degli aghi acidifica molto il terreno.
Per questo motivo nella scelta delle piante sottochioma bisogna orientarsi verso edera e piante acidofile quali ciclamini, ortensie, ecc.
Per quanto riguarda la propagazione del Pino domestico, questa avviene per seme subito dopo la raccolta oppure nel tardo inverno. Le temperature ideali per la germinazione sono comprese tra 17 e 19°C; i semi possono essere conservati dai 3 ai 6 anni a temperature comprese tra 2 e 4°C. La messa a dimora dei semenzali deve essere effettuata nel periodo tra fine primavera ed inizio estate, raggiunti i 5-10 cm di altezza, e possibilmente non devono essere più trapiantati, avendo però cura di proteggerli dal freddo per i primi due inverni trascorsi all’aperto e di pacciamare l’area circostante per scoraggiare la competizione delle infestanti.
In merito invece alla possibilità di effettuare la propagazione vegetativa, questa deve avvenire tramite talee ed ha successo solo se viene effettuata a partire da piante molto giovani (meno di 10 anni).
Infine un accenno sui possibili parassiti e fitopatie.
Tra i parassiti ricordiamo la processionaria del pino, Tomicus destruens, Pissodes notatus e Rhiacionia buoliana, oltre ad alcuni funghi tra cui Cronartium flaccidum, Heterobasidion annosum e Fomes annosum.




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