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Morinda citrifolia

Morinda citrifolia

Il Noni o Gelso indiano (Morinda citrifolia L.) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Rubiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Rubiales, Famiglia Rubiaceae e quindi al Genere Morinda ed alla Specie M. citrifolia.
Sono sinonimi i termini:

  • Morinda angustifolia Roth;
  • Morinda aspera Wight & Arn.;
  • Morinda bracteata Roxb.;
  • Morinda chachuca Buch.-Ham.;
  • Morinda elliptica (Hook.f.) Ridl.;
  • Morinda ligulata Blanco;
  • Morinda litoralis Blanco;
  • Morinda macrophylla Desf.;
  • Morinda mudia Buch.-Ham.;
  • Morinda multiflora Roxb.;
  • Morinda nodosa Buch.-Ham.;
  • Morinda quadrangularis G.Don;
  • Morinda stenophylla Spreng.;
  • Morinda teysmanniana Miq.;
  • Morinda tinctoria Noronha;
  • Morinda tomentosa B.Heyne ex Roth;
  • Morinda zollingeriana Miq.;
  • Platanocephalus orientalis Crantz;
  • Samama citrifolia (L.) Kuntze;
  • Sarcocephalus leichhardtii F.Muell..

Etimologia –
Il termine Morinda deriva dalla contrazione di morus gelso e di indica indiana, dell’India: riferimento al nome comune inglese ‘Indian mulberry’ attribuito a questa pianta per la somiglianza dei suoi frutti con quelli del gelso. L’epiteto specifico citrifolia proviene da Citrus (nome latino del cedro e limone, dal greco greco κέδρος kédros cedro e κίτρον kítron limone) e da folium foglia: quindi con foglie simili a quelle di un Citrus, per l’aspetto o per l’aroma.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Morinda citrifolia è una piccola specie arborea originaria delle zone a clima tropicale e temperato caldo del Sud-est asiatico, dall’India fino a Taiwan e fino all’Australia settentrionale.
Questa pianta cresce in tutto il mondo, in un’ampia varietà di ecosistemi tropicali e temperato-caldi con temperatura media annua tra i 20°C e i 35°C. Il massimo centro di coltivazione si ha in Polinesia ed, in particolare, a Tahiti. Questa specie si è inselvatichita in altre aree dove è stata portata dall’uomo.

Descrizione –
Il Noni è un piccolo albero sempreverde, che raggiunge altezze tra 3 e 6 m e può arrivare, eccezionalmente, fino a 10 m. Ha foglie ellittiche o ovate, di grandi dimensioni (fino a 45 cm).
I fiori sono ermafroditi, con 5 o 6 petali, riuniti in infiorescenze globose. Il frutto è un sincarpo, che deriva dalla fusione di molti piccoli frutti in un’unica massa (come le more di gelso).
I frutti del Noni nascono sullo stesso ramo in tempi successivi per cui si possono avere dei frutti maturi, frutti acerbi, frutti in fiore e boccioli che daranno origine a nuovi frutti.
Il frutto del Noni durante la fase di maturazione assume varie tonalità, dal colore verdastro che man mano tende al giallo per diventare giallo biancastro e traslucido nella piena maturazione. Quando è maturo, è lungo 5–10 cm, è tenero ed esala un odore sgradevole, che richiama alla mente l’odore del formaggio maturo.

Coltivazione –
Il Noni può essere coltivato in tutto il mondo in un’ampia varietà di ecosistemi tropicali e temperato-caldi, con temperature media annue comprese tra i 20 °C e i 35 °C, e climi aridi o umidi, con oscillazione delle precipitazioni atmosferiche comprese tra 250 e 4000 mm annui.
Inoltre si adatta ad un’ampia gamma di condizioni pedologiche potendo crescere su tutti i tipi di suoli: acidi, neutri o alcalini, con una buona capacità di tollerare anche suoli salmastri, cosa che lo fa ritrovare anche in prossimità di terreni prossimi ai litorali marini.
Può crescere sia con esposizioni soleggiate che in ombra.

Usi e Tradizioni –
La Morinda citrifolia, oltre che con i nomi di Noni o Gelso indiano è conosciuta anche come nonu, nono, bumbo, lada, munja, e Canary wood.
Si tratta di una pianta presente in tutta la fascia tropicale: nei Caraibi, in Polinesia, in Africa, in India ecc.
Alcuni sostengono che le piante del noni troverebbero in Polinesia il loro habitat ideale, grazie al suolo vulcanico di origine antica con un basso contenuto di metalli pesanti e alla totale assenza di inquinamento. La raccolta e la trasformazione dei frutti di noni in queste isole ha una storia plurisecolare e offre oggi uno sbocco alternativo all’economia locale nonché una possibilità occupazionale per le nuove generazioni.
Gli abitanti della Polinesia usano da tempo immemorabile i frutti di Noni come ricostituente e come potente rimedio naturale per diversi disturbi della salute. Tradizionalmente i guaritori indigeni della Polinesia preparavano un succo utilizzando i frutti maturi che venivano lasciati fermentare al sole per lunghi periodi.
Ancora oggi le aziende moderne che sfruttano le caratteristiche del Noni seguono l’antico e tradizionale metodo di fermentazione.
Nelle culture hawaiane e polinesiane la pianta era considerata sacra e veniva venerata perché fonte di vita. I guaritori indigeni kahuna, che utilizzavano erbe e piante autoctone, la chiamavano “albero della vita”, “pianta che uccide il dolore” e anche “albero del mal di testa”. Tutte le parti del noni (corteccia, radici, foglie, fiori e frutti) sono state utilizzate in erboristeria per le loro proprietà medicinali.
Le proprietà attribuite al noni sono simili a quelle attribuite nell’erboristeria tradizionale cinese alla congenere Morinda officinalis. Oggi la ricerca farmacologica ha riconosciuto la presenza nel noni di principi attivi, tra cui la xeronina e la proxeronina.
L’uso del Noni si perde nella notte della storia e viene utilizzato da diversi secoli per scopi alimentari, anche se tale uso è sempre stato scoraggiato dal suo odore sgradevole; secondo alcune fonti, nel libro di bordo del Capitano James Cook si fa riferimento allo sgradevole odore di formaggio che aleggiava nelle isole della Polinesia e che era dovuto all’uso del noni, già allora ampiamente coltivato in quelle isole.
Inoltre le foglie del Noni vengono usate anche come alimento per gli animali domestici e per i bachi da seta in India. A Porto Rico i frutti vengono usati come alimento per i maiali.
Un altro interessante uso è quello per la produzione di coloranti. La corteccia del Noni contiene infatti un pigmento rosso e le radici contengono un pigmento giallo; questi pigmenti vengono impiegati, con minori rese di altre specie del genere Morinda, per la produzione di coloranti per tessuti e pellami.
Il legno è invece utilizzato, più marginalmente, per costruzioni, legna da ardere, sculture ecc. e dai semi si ricava un olio repellente per gli insetti.

Modalità di Preparazione –
Nel 2003 la Commissione Europea ha autorizzato la commercializzazione del succo di Noni in Europa come ingrediente alimentare anche se il Comitato Scientifico per i Prodotti Alimentari, che ha rilasciato il parere favorevole, ha rilevato però che non ci sono prove di “particolari effetti benefici del succo di Noni, superiori a quelli di altri succhi di frutta”.
Gli usi alimentari del Noni in varie parti del mondo sono:
– frutti maturi, crudi, conditi con sale (Birmania);
– frutti maturi, cotti, mischiati con cocco e conservati per viaggi in mare (Polinesia);
– frutti acerbi, cotti con altri ingredienti per fare salse tipo curry;
– uso dei frutti in periodi di carestia alimentare (Hawaii, Polinesia);
– foglie molto giovani, cotte e consumate insieme al riso (Giava, Thailandia);
– foglie mature, usate per avvolgere il pesce prima di cuocerlo e consumate insieme a questo dopo la cottura;
– boccioli acerbi (Kiribati).

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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