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Aleurocanthus spiniferus

Aleurocanthus spiniferus

La Mosca bianca spinosa (Aleurocanthus spiniferus (Quaintance, 1903)) è un insetto, rincote omottero, della famiglia Aleyrodidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Ramo Bilateria, Phylum Arthropoda, Subphylum Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Exopterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Paraneoptera, Sezione Rhynchotoidea, Ordine Rhynchota, Sottordine Homoptera, Sezione Sternorrhyncha, Superfamiglia Aleyrodoidea, Famiglia Aleyrodidae e quindi al Genere Aleurocanthus ed alla Specie A. spiniferus.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Aleurocanthus spiniferus è un insetto tropicale, originario dell’Asia sudorientale e diffuso in Africa, Asia e Australia e nel Pacifico. In Italia le prime segnalazioni risalgono al 2008 in Puglia, nella provincia di Lecce. Di recente le segnalazioni, sulla sua presenza in altri ambienti si sono moltiplicate, per arrivare ad essere ritrovato, oltre che nel sud Italia, sporadicamente anche in Emilia Romagna. A livello europeo, oltre che in Italia, è presente in Grecia, Bulgaria, Montenegro e Croazia.

Morfologia –
L’Aleurocanthus spiniferus è un aleirodide i cui adulti di questa specie non sono abili volatori.
Si tratta di una specie che presenta sei stadi di sviluppo e l’intero ciclo biologico si svolge sulle foglie. Dall’uovo l’insetto sfarfalla e attraversa tre stadi ninfali e uno di pupa (neometabola) prima di diventare adulto. Il primo stadio ninfale è poco mobile, mentre quelli successivi sono immobili. Le ninfe femmine misurano circa 1,2 mm di lunghezza e 0,8 mm di larghezza; gli esemplari maschili sono leggermente più piccoli. Gli adulti si presentano con ali di colore blu-grigio metallico, occhi e molte parti del corpo di colore rosso vivo, antenne e zampe bianco-giallastro.
Possiede un apparato boccale pungente-succhiante e si nutre quindi a spesa della linfa elaborata dei vegetali.
Si riconoscono anche per le aggregazioni originate da una o poche femmine che infestano la pagina inferiore delle foglie e svernano su questi organi vegetali come neanidi. Questo insetto è capace di sopportare temperature anche superiori ai 40°C ma non sopravvive sotto 0°C.

Attitudine e Ciclo biologico –
L’Aleurocanthus spiniferus è un insetto polifago, per lo meno nelle zone di origine, ma nei nostri ambiente mostra una spiccata preferenza per le piante del genere Citrus. Le forme giovanili di questo omottero infestano generalmente la pagina inferiore delle foglie delle piante, dove mediante stiletti boccali pungono i tessuti vegetali sottraendo linfa e producendo escrementi zuccherini che imbrattano le piante attaccate determinando lo sviluppo di fumaggini. Il numero delle generazioni annuali è variabile in funzione dell’andamento climatico; normalmente si hanno 3 generazioni e svernano per lo più allo stadio di neanide.
Le caratteristiche proprie di questo insetto, tra le quali l’elevata prolificità derivata anche dalla riproduzione partenogenetica (ovvero senza necessità di fecondazione), permettono l’emergere di fenomeni di resistenza agli insetticidi, rendendo il controllo particolarmente complesso.
Inoltre, per le sue caratteristiche morfologiche può essere facilmente confuso con la Parlatoria ziziphi, una cocciniglia Diaspididae che però non produce melata e non induce quindi fumaggine.

Ruolo Ecologico –
Nei suoi areali di diffusione, che sono molto diffusi a livello mondiale, ma circoscritti alle aree tropicali, subtropicali e a clima mite, l’ L’Aleurocanthus spiniferus può essere osservato non solo su piante di agrumi, ma anche su piante di rose, uva, pesca, pera e guava. Nei nostri ambienti ha mostrato invece uno spiccata preferenza per le piante del genere Citrus (arancio, mandarino, limone) sia coltivate come piante da frutto che come ornamentali.
Per la sua pericolosità A. spiniferus è inserito nell’elenco A2 dell’EPPO ed è anche un parassita da quarantena per il territorio della Comunità Europea (Allegato II, parte A, Sezione I Direttiva 2000/29 CE del Consiglio dell’8 maggio 2000).
Anche se gli adulti di questa specie non sono abili volatori, la diffusione può essere operata dal vento sulle distanze più o meno brevi; sulla lunga distanza lo spostamento è dovuto alla diffusione accidentale di materiale vegetale infestato.
In natura il contenimento di questo aleirodide è svolto da numerosi nemici naturali; tra questi ricordiamo essenzialmente i parassitoidi appartenenti alle famiglie Afelinidae e Platigastritidae, tra cui Amitus hesperidum e Encarsia smithi.
L’attività di alimentazione della Mosca bianca spinosa causa danni diretti ed indiretti che conducono al disseccamento della vegetazione con conseguente caduta degli organi fotosintetici e nei casi più gravi alla morte della pianta colpita.
L’Aleurocanthus spiniferus emette abbondanti escrementi zuccherini, la melata che, oltre a rappresentare un danno estetico su piante anche ornamentali, favorisce la comparsa della fumaggine, espressione della proliferazione di funghi saprofiti spesso appartenenti ai Generi Alternaria, Cladosporium e Capnodium.
Per quanto riguarda il suo contenimento bisogna subito dire che, come per altri insetti di recente introduzione, bisogna attendere un periodo congruo in cui l’ecosistema ristabilisca le biocenosi necessarie al controllo naturale della sua popolazione. Le sue infestazioni sono tra l’altro favorite dalla eccessiva specializzazione degli agrumeti (nel caso di queste coltivazioni), nel ricorso inopportuno di concimazioni nitriche, nella mancanza di inerbimenti, di siepi, di biodiversità e nella carenza di tecniche agroecologiche ed agronomiche, tra cui potature che consentano l’arieggiamento interno della chioma degli alberi.
Il trattamento con insetticidi, oltre a risultare difficile poiché l’insetto è in grado di sviluppare molto velocemente una certa resistenza verso i principi attivi, diventa già nel breve periodo un’arma pericolosa in quanto va a decremento soprattutto delle popolazioni di insetti utili (predatori e parassito idi) e dei pronubi, oltre che ad agire sulla fauna di volatili ed altri animali che svolgono un importante ruolo di biocenosi complessiva.
Al momento si consiglia di, rivedere la condizioni agroecologica ed agronomica di conduzione del proprio agrumeto, con l’ausilio di tecnici specializzati in agrogeologia, e di utilizzare, al limite oli che ne rallentano la diffusione; in più se, disponibili. Sarebbe importante il ricorso all’uso di parassitoidi, fra i quali sono efficaci l’Amitus hesperidum e Encarsia smithi, cosa che al momento è impedita dalla Direttiva Habitat.
Recentemente l’attenzione si è rivolta verso l’utilizzo della coccinella Delphastus catalinae, un predatore di origine americana (ma già acclimatato in Europa e presente in Italia) che sembra essere molto più efficace rispetto ai parassitoidi.
Per quanto riguarda l’utilizzo dell’olio minerale o olio bianco si precisa che esso è un insetticida di contatto, che funziona provocando asfissia. Esso risulta quindi efficace sugli adulti ma non ha purtroppo effetti rilevanti né sulle uova né sulle forme intermedie di crescita, le neanidi, che sono rivestite da una sostanza cerosa che impedisce l’azione dell’olio minerale.
Ad oggi, per puro riscontro, i principi attivi che sono stati utilizzati sono: imidacloprid, acetamiprid oppure thiamethoxam ed, in alternativa anche piretroidi del tipo cipermetrina. Meno efficace deltametrina o piretro vero e proprio, perché su infestazioni abbastanza diffuse sortiscono scarso effetto. Per evitare l’insorgere di fenomeni di resistenza nell’insetto si consiglia inoltre, in caso di gravi infestazioni, di alternare i principi attivi utilizzati tra un trattamento e l’altro. Ma, ripetiamo, il ricorso alla lotta chimica è un provvedimento dal risvolto peggiore della soluzione.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.



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