Un Mondo Ecosostenibile
InsettiSpecie Animali

Corylobium avellanae

Corylobium avellanae

L’Afide verde del nocciolo (Corylobium avellanae (Schr.)) è un insetto rincote omottero appartenente alla famiglia Aphididae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Superphylum Protostomia, Phylum Arthropoda, Subphylum Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Exopterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Paraneoptera, Sezione Rhynchotoidea, Ordine Rhynchota, Sottordine Homoptera, Sezione Sternorrhyncha, Superfamiglia Aphidoidea, Famiglia Aphididae e quindi al Genere Corylobium ed alla Specie C. avellanae.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Afide verde del nocciolo è un insetto diffuso nelle aree dove si coltiva il nocciolo. È presente soprattutto dove la coltivazione è più intensiva, come in Europa o negli Stati Uniti (soprattutto nell’Oregon dove è di più recente introduzione) e normalmente, in condizioni di ecosistema in equilibrio i suoi livelli di popolazione non rappresentano un problema per il nocciolo.

Morfologia –
L’Adulto Corylobium avellanae è un afide lungo 1,7-2,9 mm di forma globulosa, con un colorito che oscilla dal verde- giallastro chiaro al leggermente rosato e dotato di due lunghi sifoni. La sua colorazione è molto vicina a quella degli organi della pianta – rametti e piccioli – e questo rende difficile il rilevamento della sua presenza. Il dorso è granulato con numerose piccole strutture cuticole e 6-8 tubercoli conici per segmento. Le antenne sono di colore pallido con la parte terminale più scura.

Attitudine e Ciclo biologico –
L’Afide verde del nocciolo è una specie monogonica che passa l’inverno allo stato di uovo nero deposto alla base delle gemme che porteranno in primavera i fiori femminili del nocciolo. Ci sono molte generazioni annuali.
Questo insetto colpisce soprattutto le nocciole e le loro cupule e si nutre di giovani steli ed, in qualche caso, di foglie di nocciolo.

Ruolo Ecologico –
Il Corylobium avellanae generalmente non provoca danni significativi ai noccioleti, soprattutto dove le tecniche di coltivazione salvaguardano gli habitat naturali e vengono condotti con criteri agro ecologici. Nel caso comunque di maggiori presenza di popolazioni di questi insetti si posso verificare dei danni che, oltre alla sottrazione di linfa per le punture di nutrizione, consistono nell’abbondante produzione di melata che provoca asfissia, ustioni e favorisce l’instaurazione delle fumaggini.
In questi casi gli organi attaccati non vengono deformati ma fortemente avvolti da un’abbondante melata e dalla fumaggine; in particolare ne vengono colpite le nocciole e le loro cupule. Può anche accadere che il calibro delle nocciole venga compromesso.
La sua attività trofica si rivolge alla nutrizione dei giovani steli e, in particolari condizioni anche di foglie di nocciolo. Ciò si traduce in una perdita di nutrienti. La fotosintesi può essere ridotta a causa della crescita di fumaggini nere sulle escrezioni di melata degli afidi. La fotosintesi ridotta può comportare sostanziali perdite di raccolto a lungo termine. Nei casi di grandi popolazioni di afidi, che si nutrono di parti della pianta di nocciolo, si può avere una caduta prematura delle noci e una qualità inferiore delle stesse.
L’Afide verde del nocciolo, in condizioni ordinarie, è controllato da una serie di predatori naturali e, dato che l’agroecosistema dei noccioleti è spesso caratterizzato da una relativa stabilità nello spazio e nel tempo, anche in aree coltivate molto intensive, le biocenosi sono molto simili. Tra i nemici naturali ci sono: Rincoti Antocoridi, Neurotteri Crisopidi, Coleotteri Coccinellidi ed altri che riescono a controllare le popolazioni dei fitofagi; per questo motivo, di norma, non si eseguono interventi.
In particolare il Corylobium avellanae è parassitato dal braconide Praon dorsale e da altri parassiti tipici di alcuni ecosistemi.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *