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Leccinum pseudoscabrum

Leccinum pseudoscabrum

Il Leccinum pseudoscabrum, comunemente chiamato anche Leccino, (Leccinum pseudoscabrum (Kallenb.) Šutara, 1989) è un fungo basidiomiceta della famiglia delle Boletaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Fungi, Divisione Basidiomycota, Classe Basidiomycetes, Ordine Boletales, Famiglia Boletaceae e quindi al Genere Leccinum ed alla Specie L. pseudoscabrum.
È sinonimo il termine Leccinum carpini (Schulz) M.M. Moser ex D.A. Reid 1965.

Etimologia –
Il termine Leccinum proviene da (i)líceus, derivato da ílex, -icis leccio: del leccio, attinente al leccio. L’epiteto specifico pseudoscabrum è dovuto alla specie simile che è confusa, anche per la somiglianza, con Boletus scaber.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Leccinum pseudoscabrum è una specie simbionte, abbastanza comune anche se non ovunque diffusa, che stabilisce micorrize soprattutto con Carpinus spp. Lo si trova isolato o in piccoli gruppi oltre che con Carpino, anche con Corylus spp. (Nocciolo), ma mai sotto Populus spp. (Pioppo) o Betula spp. (Betulla). Il periodo di fruttificazione va dall’inizio dell’estate all’autunno inoltrato.

Riconoscimento –
Questo fungo si riconosce per il cappello di 5–12 cm di diametro, convesso, con cuticola glabra, viscosa con tempo umido e spesso rugosa e screpolata con il tempo secco, con colore che varia da bruno-giallastra a bruno-nerastra. I tubuli sono lunghi 20 mm, di colore biancastro o giallo pallido, che virano al grigio-nerastro al tocco. I pori sono minuti, di 1-2 per mm, anch’essi di colore biancastro o giallo pallido, che virano al grigio-nerastro al tocco. Il gambo misura 4-13 x 0,6-1,4 cm, con colorazione biancastra, ornato da piccole scaglie bruno-nerastre, attenuato all’apice. La carne è di colore bianco che al taglio vira rapidamente prima al rosso e poi annerisce, con odore tenue e sapore leggero e dolciastro.
Al microscopio si notano delle spore sub fusoidi, non amiloidi, lisce, di 10-28 x 4-7 µm. i basidi sono clavati, di 32 x 12 µm. I cistidi sono fusoidi-ventricosi, 42 x 14 µm, da ialini a giallo ocra in reazione con KOH.

Coltivazione –
Il Leccinum pseudoscabrum non è un fungo coltivato.

Usi e Tradizioni –
Questa specie può essere confusa con il Leccinum scabrum (Bull. : Fr.) Gray, generalmente associato a Betulla, che si distingue, inoltre, per la carne pressoché immutabile e per l’assenza delle martellature e grinzosità tipiche invece della cuticola di Leccinum pseudoscabrum. Altre possibili confusioni, peraltro difficili, possono avvenire con altre specie della sottosezione Scabra che comunque comprende Leccinum con carne pressoché immutabile e di norma associati a Betulla. Si distingue dal Leccinum variicolor Watling che presenta una colorazione pileica dalle tinte bruno scure nerastre, cuticola non martellata e gambo con macchie blu verdastre alla base, caratteristica condivisa anche da Leccinum duriusculum (Schulzer ex Kalchbr.) Singer, simbionte esclusivo del Pioppo.
Il Leccinum pseudoscabrum è un buon fungo commestibile ma, come per latri leccini, dopo adeguata cottura ad esclusione del gambo che risulta legnoso. Viene considerata una delle meno apprezzate tra le specie del genere Leccinum a causa dell’intenso annerimento delle carni, peraltro molli ed esigue.

Modalità di Preparazione –
Il Leccinum pseudoscabrum può essere preparato e conservato come altri Leccini anche se, l’annerimento della carne e la sua consistenza molle lo rende meno pregiato rispetto ad altri suoi consimili.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Cetto B., 2008. I funghi dal vero, Saturnia, Trento.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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