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Gentiana lutea

Gentiana lutea

La genziana maggiore (Gentiana lutea L., 1753) è una specie erbacea perenne della famiglia delle Gentianaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Phylum Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Gentianales, Famiglia Gentianaceae e quindi al Genere Gentiana ed alla Specie G. lutea.

Etimologia –
Il termine Gentiana deriva nome latino della genziana; secondo Plinio deriva da Gentius (in greco Γέντιος o Γενθιος Gentios) Genzio, ultimo re degli Illiri (II sec. a.C.), scopritore delle proprietà antimalariche delle radici di Gentiana lutea. L’epiteto specifico lutea deriva da lúteus giallo: cioè di colore giallo.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La genziana maggiore è una pianta che cresce nei prati ed alpeggi poco umidi, su terreni calcarei, ricchi di sostanze organiche e in pieno sole.. La troviamo fino ai 2200 m s.l.m. nelle zone montuose del sud dell’Europa. È una specie non è molto comune e per questo motivo è una pianta protetta e la raccolta è vietata. In Italia è presente in quasi tutto l’arco alpino, nell’Apennino centro-meridionale, ad un’altitudine che varia fra i 1000 ed i 2200 m.

Descrizione –
La Gentiana lutea è una specie dal portamento erbaceo, perenne a crescita molto lenta, fornita di un fusto sotterraneo verticale, detto rizoma, che di solito è orizzontale; nella prima fase della sua crescita è formata solo da foglie in rosetta basale, ma col passare degli anni si sviluppa in altezza, fino a raggiungere 150 cm, con un fusto unico e cavo all’interno, foglie verdi, fiori gialli.
Le foglie basali sono riunite in rosetta che alla base si restringono in un robusto picciolo, lungo il fusto sono opposte in coppia, senza picciolo (sessili), ma che con la base lo abbracciano (amplessicauli), di colore verde.
I fiori sono di colore giallo (da cui l’epiteto specifico), a volte punteggiati di scuro, sono a forma di stella, riuniti in fascetti all’ascella delle foglie superiori. Il calice è diviso in cinque piccoli denti, la corolla saldata in basso a tubo, è divisa in alto in cinque lobi gialli lineari e lanceolati.
Il frutto è una capsula ovale oblunga, che si apre a maturità in due parti, contenente semi ovali e di colore bruno.
La pianta fiorisce tra giugno e luglio e ci impiega da 10 a 15 anni per fiorire, ma può raggiungere anche i 50 anni di vita.

Coltivazione –
Siccome la genziana maggiore raggiunge la maturazione commerciale verso il quinto – sesto anno, la coltura è da considerarsi pluriennale ma con una sola raccolta. Alla tecnica di coltivazione della Genziana hanno portato un notevole contributo i risultati di ricerche condotte in Francia ed in Germania. Per la tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
L’uso della genziana maggiore è millenario; Plinio e Dioscoride enunciavano le virtù benefiche di questa pianta per l’apparato gastrointestinale e per il fegato, aggiungevano anche capacità prodigiose per il trattamento del morso dei serpenti.
La genziana maggiore, nella medicina popolare viene indicata come stimolatore dei processi immunitari, anche se nessun studio clinico ha mai dimostrato tale proprietà. In passato trovava impiego nel trattamento della malaria in sostituzione del chinino. La genziana maggiore, ma in genere tutte le specie del genere, erano considerate dalle popolazioni delle aree di montagna come una sorta di panacea, tanto che, in ogni abitazione c’era una bottiglia di aceto fatto con la macerazione della pianta, che veniva usato come disinfettante universale. Gli antichi popoli delle montagne avevano inoltre l’abitudine di masticare ogni giorno un pezzetto di radice, perché la tradizione voleva che servisse per allungare la vita, mantenendoli in salute.
Quasi tutte le Genziane vengono utilizzate da tempi memorabili in erboristeria come aperitive e digestive. L’amarescenza di queste piante è incredibilmente elevata, basta pensare che il gusto amaro risulta ben percepibile anche se diluito in acqua in ragione di 1:20.000, il costituente chimico estratto in purezza si chiama amarogentina e presenta un valore assoluto di amaro corrispondente ad un fattore elevatissimo che ben poche altre piante riescono a raggiungere.
Una leggenda ungherese racconta che durante una grande pestilenza, la quale non trovava soluzione nonostante gli umani sforzi, al re Ladislao il Santo apparve in sogno un angelo, il quale gli disse che all’alba appena sveglio, avrebbe dovuto tirare una freccia nel cielo; questa gli avrebbe indicato il rimedio per guarire il suo popolo. Il mattino seguente il re lanciò la freccia che cadde su una genziana; la radice fu subito somministrata agli appestati, che in questo modo guarirono. Altre leggende raccontano di cavalieri colpiti da incantesimi d’amore per la bellezza della pianta, per la magnificenza dei suoi colori e per il suo fascino.
La Gentiana lutea, come detto, è una specie protetta in tutte le regioni italiane. Questa specie contiene sostanze amare, alcaloidi, zuccheri, enzimi, tre glucosidi: genziopicrina, genziomarina, genziina; un’essenza gentisina, tracce di acido genziotannico.
Se ne può fare un uso alimentare utilizzando il suo ottimo il rizoma per la produzione di liquori e vini aromatici.
Come uso cosmetico un decotto concentrato di Genziana può servire per normalizzare le pelli grasse.
Nell’uso farmacologico è una pianta tonica-stomachica: particolarmente indicata per le gastriti croniche dovute a una scarsa secrezione di succhi gastrici (ipocloridria), per la ptosi (abbassamento) o atonia gastrica, per le indigestioni e per il vomito, in caso di inappetenza e durante la convalescenza a seguito di malattie febbrili.
Questa pianta “tonifica senza irritare”. Svolge funzioni coleretiche e colagoghe: stimola la secrezione della bile da parte del fegato e il suo svuotamento nel duodeno. È utile nei casi di congestione epatica e nelle discinesie biliari (cistifellea pigra). Presenta proprietà febbrifughe: grazie al suo principio attivo, il genziopicroside. Studi sperimentali hanno dimostrato la sua azione leucocitogena, e cioè in grado di stimolare sensibilmente la produzione di globuli bianchi.
Esistono però specifiche controindicazioni nell’uso di questa essenza per le persone portatrici di ulcera, gastrite acuta, esofagite e ernia iatale.
Bisogna stare attenti a non confondere questa pianta con Veratrum album (che è velenoso), che cresce nelle stesse stazioni, e che in assenza dei fiori è molto simile.

Modalità di Preparazione –
La parte più utilizzata della pianta è la radice, che viene raccolta negli esemplari di almeno due anni, tagliata a pezzi e messa ad essiccare al sole, durante questo processo perde il suo colore tipicamente giallastro ed assume tonalità cupe bruno rossastre.
Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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