Un Mondo Ecosostenibile
ColtivazioniGuide Pratiche

Come coltivare l’Avena in maniera biologica

Come coltivare l’Avena in maniera biologica

L’avena comune (Avena sativa L.) è una specie erbacea della famiglia delle poacee. Le varietà utilizzate in agricoltura risalgono a circa 4500 anni fa, selezionate a partire da specie selvatiche, da coltivatori europei e mediorientali. Tra le specie più coltivate al mondo ricopre un ruolo fondamentale nell’alimentazione umana ed animale, anche se negli ultimi tempi, la sua coltivazione è diminuita a causa della minore resa rispetto all’orzo ed alla diminuzione degli allevamenti equini e ad alcuni limiti di uso nei mangimi. L’avena, oltre che cereale la cui granella rappresenta la “biada” per eccellenza, viene consumata anche dall’uomo ed è una coltura foraggera molto importante sotto forma di erbaio. Questa specie ricopre quindi un ruolo fondamentale nell’agroecologica ed in questa scheda vedremo soprattutto come coltivare l’Avena in maniera biologica. L’avena presenta un innegabile vantaggio, importante, in avvicendamenti sfruttanti ed è meno sensibile del frumento e dell’orzo al mal del piede e alla septoriosi.

Per la coltivazione dell’avena si tenga conto che questa pianta ha i consumi idrici più alti (escluso riso) di tutti i cereali per cui è più suscettibile caldo secco, soprattutto durante la fase di granigione; motivo per cui va coltivata in latitudini ed altitudini più idonee. In alternativa si può altrimenti coltivare l’A. byzantina che sopporta meglio siccità e temperature più elevate. Inoltre essendo poco resistente al freddo va coltivata (tranne che nei climi caldi) con semina primaverile. Per le semine primaverili la temperatura non deve scendere sotto – 10 °C, mentre per quelle autunnali la soglia è di -14°C. inoltre l’avena è più rustica in termini di tipologie di suoli ma meno resistente alla salinità rispetto al frumento. Inoltre essendo molto resistente al mal del piede, l’avena si adatta bene ai ristoppi. Purtroppo la selezione varietale ha lavorato su specie per un tipo di agricoltura ad alto contenuto di azoto e con varietà sviluppate nel nord Europa (dove si semina in primavera) sono poco adatte, in Italia, alla semina autunnale. Se comunque si è in condizioni climatiche di seminare in autunno il periodo più adatto è il mese di ottobre; per le primaverili il periodo è marzo-aprile. I quantitativi di seme utilizzabile oscillano tra 120 e 150 Kg/Ha, con i quantitativi minori per le semine autunnali. La tecnica di concimazione in un modello di agricoltura biologica va subordinata alle rotazioni. Si consiglia di far seguire l’avena da un altro cereale (orzo o frumento) e far precedere questa da una leguminosa. La tecnica di rotazione è particolarmente importante sia per la corretta gestione degli elementi nutritivi che per il contenimento di infestanti e avversità parassitarie. La concimazione del’avena deve essere di tipo organico (letame maturo) nei quantitativi disponibili ma non eccedendo per scongiurare il pericolo di eccessiva crescita ed allettamento. La tecnica del diserbo meccanico è più facile nella semina primaverile, operando una falsa semina ed eliminando così, prima della semina dell’avena vera e propria le infestanti che sono cresciute. Ovviamente le rese in agricoltura biologica non potranno raggiungere le 4-5 T/Ha delle colture convenzionali ma si può arrivare, se si è lavorato per tempo con le rotazioni e con i corretti accorgimenti a 3-4 T/Ha.
Tra le avversità principali, se si è scelto bene il periodo di semina in funzione della vostra latitudine ed altitudine e si è apportato un contenuto medio in sostanza organica si dovrebbero scongiurare le due più grosse avversità: il gelo e l’allettamento; rimane solo il pericolo della stretta che però, con un suolo con maggiore sostanza organica da risposte migliori alla pianta.
Tra le principali avversità parassitarie dell’avena ricordiamo il carbone (Ustilago avenae), le ruggini (Puccinia coronata avenae e P. graminis avenae), l’oidio (Erysiphe graminis) e i nematodi. Il sistema per diminuire notevolmente le malattie crittogamiche, oltre a puntare a varietà più resistenti, è quello di un’attenta rotazione, cosa che diminuisce anche il problema dei nematodi.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *