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La Foresta pluviale dell’Amazzonia

La Foresta pluviale dell’Amazzonia

La Foresta pluviale dell’Amazzonia o più semplicemente Amazzonia, è una foresta pluviale tropicale nel Bacino dell’Amazzonia in Sudamerica. L’area che si conosce dell’Amazzonia supera i 7 milioni di km² (circa 1,75 miliardi di acri), anche se la zona forestata ne occupa circa 5,5 milioni. Questa foresta è situata per circa il 65% del territorio in Brasile, ma si estende anche in Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese.
La foresta amazzonica ospita una ricchissima biodiversità, ed enormi risorse di acqua dolce. Non solo svolgono un ruolo fondamentale per la conservazione della biodiversità a livello mondiale, ma fornisce anche servizi ecologici essenziali come dei veri e propri pozzi di carbonio.
L’etimologia del termine Amazzonia deriva dalla relazione scritta dal cappellano della spedizione Gaspar de Carvajal il 22 aprile del 1542. Questi sul diario del suo viaggio in Amazzonia, racconta che gli spagnoli combatterono contro i Tapuyas, tribù nelle cui file militavano anche le donne. Così Francisco de Orellana chiamò il fiume Rio delle Amazzoni, perché le donne guerriere gli ricordarono le antiche Amazzoni dell’Asia e dell’Africa, descritte da Erodoto e Diodoro Siculo, nella mitologia greca.

 

Negli ultimi anni le risorse dell’Amazzonia si sono andate diversificando. Comunque le piccole comunità ed i gruppi indigeni continuano a restare legati allo sfruttamento della foresta e dei corsi d’acqua, ma in aree sempre più estese si pratica agricoltura, allevamento, industria mineraria, estrazione di minerali e idrocarburi.
Purtroppo la preoccupazione più grande per questo immenso bacino della natura è la deforestazione. Purtroppo più di un quinto della foresta è già stato distrutto e l’intero ecosistema rimane in pericolo. La deforestazione ha avuto inizio a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso quando i governi della regione hanno deciso di sfruttare le risorse forestali e minerarie. Nel corso degli anni sono state costruite poi anche numerose autostrade per collegare grandi città, che non solo sono state fonti primarie di deforestazione ma hanno anche incoraggiato le costruzioni di nuovi villaggi lungo di esse, peggiorando il problema. La rimozione dell’area forestale oltre a diminuire drasticamente la biodiversità planetaria ed i suoi servizi comporta notevoli implicazioni nell’effetto serra, e costituisce uno dei principali parametri su cui si costruiscono i modelli per il riscaldamento globale del pianeta. Solo all’inizio del XXI secolo la deforestazione si è ridotta del 70%. Gli effetti di questa diminuzione sono dovuti prevalentemente ad azioni politiche. Infatti fino al 2004, una legge provò a imporre ad agricoltori e allevatori di considerare riserva l’80% delle loro proprietà, ma non fu rispettata. In un secondo tempo (dal 2005 al 2009) ci furono vari fattori, tra cui: maggiori controlli della polizia; calo dei guadagni della soia (coltivata in Amazzonia); campagne ambientaliste e boicottaggio di aziende responsabili della deforestazione. Infine dal 2009 ad oggi anche se i guadagni della soia sono ripresi, il governo ha stabilito una politica del credito per l’Amazzonia: coltivatori e allevatori delle aree più rovinate sono stati esclusi dal credito a basso costo finché la deforestazione non è calata.
Rimane molto da fare e soprattutto far capire a tutti i Governi che il maggior benessere dell’Umanità deriva proprio dai servizi che la natura può fornire.

Guido Bissanti




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