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Hedysarum coronarium

Hedysarum coronarium

La sulla (Hedysarum coronarium L.), ricalssificata come (Sulla coronaria (L.) B.H.Choi & H.Ohashi, 2003), appartiene alle piante foraggere della famiglia delle Fabaceae. Cresce spontanea in quasi tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Fabales, Famiglia Fabaceae, Sottofamiglia Faboideae, Tribù Hedysareae e quindi al Genere Hedysarum ed alla Specie H. coronarium.

Etimologia –
Secondo alcuni autori il termine Hedysarum farebbe riferimento al concetto di sapore dolciastro o profumo zuccherino. Il termine specifico deriverebbe da “coronarius” è riferito alla forma del fiore (coronato, fiori a corona). Il termine sulla fa invece riferimento alla parola castigliano zulla usata per indicare la pianta in Spagna. Da qui il nome si è poi diffuso anche in Italia. Raramente usato il nome Guardarubio riferito al colore della infiorescenza.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La sulla è una pianta originaria del bacino mediterraneo occidentale dove cresce dal piano fino alla bassa montagna, nei prati erbosi incolti, ma anche ai margini di strade sterrate e fossi, su terreni per lo più argillosi sino a 1.200 m.
La sua domesticazione è abbastanza recente; le prime notizie storiche risalgono al 1700 circa, i botanici sostengono che sia scappata alla coltivazione e spontaneizzata in Sicilia. Tuttavia risulta segnalata per la prima volta all’inizio del XVII secolo anche come pianta ornamentale, proveniente dalla Spagna.
In Europa, di fatto, l’Italia è l’unico Paese mediterraneo dove la sulla viene coltivata su superfici significative e viene inserita negli avvicendamenti colturali. Nel nostro Paese è infatti una leguminosa molto apprezzata sia dal punto di vista agricolo (come migliorante del terreno e della fertilizzazione dello stesso) che botanico in quanto è capace di colonizzare terreni argillosi e pesanti (tipici delle colline centro meridionali adriatiche) grazie al fittone di cui dispone. Negli ultimi anni la sulla si è diffusa in altri Paesi tra cui la Tunisia, la Spagna, il Portogallo, la parte occidentale del Nord America, l’Australia e la Nuova Zelanda, dove la specie viene utilizzata per la produzione di insilato, come coltura di copertura per la preservazione del suolo e per la produzione di miele.
In Italia la sulla viene coltivata soprattutto dalla Toscana in giù e spesso la si trova come naturalizzata ai margini di campi non lavorati e lungo le strade.

Descrizione –
L’ Hedysarum coronarium è una pianta erbacea perenne, emicriptofita, con dimensione che usualmente possono essere tra 80–120 cm. Come tutte le emicriptofite, la sulla è una pianta perennante per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con un asse fiorale allungato.
La peculiarità importante di questa pianta è che ha un apparato radicale fittonante e molto sviluppato. Questa caratteristica la rende unica tra le leguminose nella sua capacità di penetrare e crescere anche nei terreni argillosi e di pessima tessitura, come i terreni argillosi.
Il fusto della sulla è quadrangolare, con steli eretti, alti da 0,80 a 150 cm, piuttosto grossolani e con la caratteristica di lignificarsi più o meno leggermente dopo la fioritura; questo rende spesso difficile la fienagione. Si presenta molto ramificato, cavo e fistoloso, con posizioni che possono andare dal quasi prostrato all’eretto.
La sulla possiede foglie leggermente ovaliformi o ellittiche; queste sono imparipennate, pubescenti al margine e nella pagina inferiore e composte da 4-6 paia di foglioline. Le stipole sono a forma triangolari-acuminate.
Il fiore è caratterizzato da un’infiorescenza a racemo ascellare allungato spiciforme, denso e di forma conico-globosa, formata da un asse non ramificato sul quale sono inseriti con brevi peduncoli 20-40 fiori piuttosto grandi e dai peduncoli lunghi. Il calice presenta denti più lunghi del tubo. La caratteristica più appariscente di questa pianta è che presenta una corolla vistosa rosso porpora, raramente bianca, un vessillo poco più lungo delle ali e della carena, lunga 11-12mm, foglioline più o meno grandi e larghe 5–35 mm. Questa leguminosa fiorisce verso la fine della primavera da aprile a giugno. La fecondazione, incrociata, assicurata dalle api e da altri insetti. Per la sua caratteristica fioritura conferisce ai prati dove cresce coloriture estese rosso porpora che conferiscono al paesaggio una caratteristica quasi unica e singolare.
Il frutto è un legume definito lomento, nome che deriva dal fatto che a maturità si disarticola in tanti segmenti quanti sono i semi (discoidali, sub-reniformi, di colore giallo e solitamente in numero di 3-5), permettendo così la disseminazione grazie a 2-4 articoli quasi rotondi, ingrosati al margine, tubercolati spinosi e glabri. Il frutto si presenta vestito in un discoide irto di aculei, contenente un seme di forma lenticolare, lucente, di colore giallognolo. Il peso di 1000 semi, che sono a forma discoidale, è di 9 g interi e di 4,5 g senza guscio. Nella sulla è caratteristica la presenza spesso di un’alta percentuale di semi duri. La pianta di sulla è molto acquosa, ricca di zuccheri solubili e abbondantemente nettarifera, per cui è molto ricercata dalle api.

Coltivazione –
La sulla è una pianta foraggiera tra le migliori fissatrici di azoto. Questo è uno dei motivi per cui è utilizzata per questo scopo da diversi secoli. È una pianta particolarmente resistente alla siccità, ma non al freddo, infatti muore a temperature di 6-8 °C sotto lo zero. Si adatta a molti tipi di terreno e più di altre leguminose alle argille calcaree o sodiche, fortemente colloidali e instabili, che col suo grosso e potente fittone, che svolge un’ottima attività regolatrice, riesce a bonificare in maniera eccellente, rendendole atte ad ospitare altre colture più esigenti. Per tale motivo è quindi una pianta fondamentale per migliorare, stabilizzare e ridurre l’erosione, le argille anomale e compatte dei calanchi e delle crete. Inoltre, come per molte altre leguminose, i resti della sulla svolgono un importante ruolo di fertilizzazione dei suoli e di miglioramento della loro struttura. Spesso viene infatti utilizzata quando i suoli manifestano stanchezza per eccesivo sfruttamento o per errata impostazione delle rotazioni. Per tale motivo, essendo un’ottima coltura miglioratrice, viene inserita spesso tra gli avvicendamenti di due colture cerealicole, come grano e orzo.
L’apparato radicale è fittonante ed alcuni studiosi come quelli svolti dal Prof. Gian Pietro Ballatore, hanno sostenuto che essendo un apparato radicale molto consistente nel momento in cui esso si decompone crea dei cunicoli che permettono l’aerazione del terreno e quindi ha la capacità di “arare” il terreno.
La tecnica della semina sta subendo una notevole evoluzione; in passato di solito si faceva in bulatura, nel periodo autunnale con 80–100 kg/ha di seme con guscio, o in primavera con 20–25 kg/ha di seme nudo.
Negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede una tecnica d’impianto che è quella di seminare, a fine estate sulle stoppie del frumento, seme nudo. Alle prime piogge la sulla nasce, cresce lentamente durante l’autunno e l’inverno e dà la sua produzione al 1° taglio, in aprile-maggio. Gli eventuali ricacci verdi, sempre assai modesti, possono essere pascolati dal bestiame prima di lavorare il terreno per il successivo frumento.
Ricordiamo che per la coltivazione della sulla è fondamentale l’utilizzo di un batterio azotofissatore che instaura una simbiosi con la sulla. Questo bacillo, solitamente è presente nell’ambiente naturale. Se il terreno non ha mai ospitato questa leguminosa ed è perciò privo del rizobio specifico, non è possibile coltivare la sulla, che senza la simbiosi col bacillo azoto fissatore non crescerebbe affatto o crescerebbe stentata. In tali condizioni si deve procedere all’“assullatura”; tecnica che consiste nell’inoculazione del seme al momento della semina con colture artificiali del microrganismo. È pur vero che in passato si aveva la consuetudine tradizione di “assullare” i terreni, ovvero di portare parte di suolo di fondi nei quali era stata coltivata la sulla l’anno precedente, in suoli dove doveva essere coltivata. Ciò ha permesso la diffusione quasi capillare dei microorganismi rizobi, ed è assai difficile in Italia centro meridionale trovare suoli con assenza di microorganismi.
Interessante è sapere che, tutte le leguminose foraggere, hanno una grande capacità di azotofissazione nei terreni e per questo possono rappresentare una interessante alternativa colturale per la conversione dei terreni da destinarsi anche alle produzioni biologiche.
Il sullaio produce un solo taglio al secondo anno, nell’anno d’impianto e dopo il taglio fornisce solo un eccellente pascolo. La sulla produce materiale vegetale molto acquoso (circa 80-85% di acqua) e, come detto, piuttosto grossolano: ciò rende la fienagione difficile, per cui sarà necessario dotarsi di particolari accorgimenti per raccogliere al meglio questa leguminosa.
Le rese in fieno sono molto variabili, con medie che oscillano intorno i 4-5 t/ha. Il foraggio si presta bene ad essere insilato e pascolato. Mediamente un buon fieno di sulla ha la seguente composizione:
s.s. 85% –
Protidi grezzi 14-15% (su s.s.) –
U.F. 0,56 per Kg di s.s. –
In Italia vi sono quattro varietà iscritte al registro nazionale del seme: “Grimaldi”, “Sparacia”, “Bellante” e “S. Omero”. In altri Paesi di più recente introduzione sono stati avviati programmi di miglioramento genetico che hanno già condotto alla costituzione di nuove varietà.

Usi e Tradizioni –
Le prime notizie sulla Sulla risalgono al 1619 (Rostius), che la descrive come pianta coltivata a scopi ornamentali nell’ Europa Media, ma di provenienza spagnola.
Tra le peculiarità di questa pianta molto ricercate ricordiamo che si tratta di una specie considerata ottima mellifera, tanto che il miele di sulla è fra i più apprezzati e conosciuti. Purtroppo negli anni recenti le aree di produzione si stanno riducendo a quelle meridionali mentre fino a non molto tempo fa era presente in aree più vaste del territorio italiano. Il miele oggi si produce quasi esclusivamente nelle zone collinari e montane di Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia. Il colore del miele di sulla va da quasi bianco a giallo paglierino quando è liquido se invece è cristallizzato il colore è da bianco cera a beige. Il miele di sulla cristallizza da solo alcuni mesi dopo il raccolto formando una massa compatta, pastosa con granuli fini. L’odore di questo miele è molto tenue, floreale, leggermente di fieno e il sapore è dolce, leggermente acido.
La composizione del miele di sulla è data dal fruttosio di alta qualità e da grandi quantità di oligoelementi (magnesio, rame, zinco, ferro, manganese).
La sulla è una pianta edule ed è usata anche in erboristeria per le note proprietà astringenti, vitaminizzanti e contro il colesterolo. Per l’alto valore proteico e il contenuto di tannini viene utilizzata per ridurre le infezioni gastro-intestinali degli animali al pascolo come i bovini o il pollame. In erboristeria è usata in preparati astringenti e come ipocolesterolemizzante per via interna.

Modalità di Preparazione –
Di certo l’uso in cucina del miele di sulla è la parte più nota ed apprezzata. Per le sue caratteristiche delicate, bilanciate e non invasive è uno dei mieli utilizzati per la preparazione di torroni duri e in genere si presta a qualsiasi tipo di utilizzo. Alcune variazioni sul tema: in Italia del Sud può recare la traccia aromatica fruttata di una fioritura di agrumi.
Considerato che la pianta ha buone qualità alimentari, vengono utilizzate in cucina, anche se non frequentemente, foglie e fiori per arricchire e ingentilire le insalate e non manca chi segnala anche l’uso cotto, insieme ad altre erbe, per frittate e zuppe. Segnalato anche l’uso da sola – lessata e poi condita con olio e limone o utilizzata poi con uova strapazzate – o come alimento-medicina per le sue funzioni lassative e rinfrescanti.
Più conosciuto è l’utilizzo delle parti tenere del fusto e dei rami, decorticate, come snack durante le passeggiate o da parte dei contadini al lavoro.
Comunque in cucina l’uso più frequente è quello di usare foglie e fiori per insalate crude miste, che hanno proprietà nutrienti, per preparare flan, frittate e zuppe varie.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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