Un Mondo Ecosostenibile
Alimentazione SostenibileI Cibi Insostenibili

Coscienza Alimentare

Coscienza Alimentare

 

Secondo un concetto legato strettamente alla dieta la coscienza alimentare è la piena consapevolezza di cosa e quanto mangiare per essere sani e vivere meglio.
Solo con essa è possibile conciliare l’aspetto salutistico dell’alimentazione con quello sociale, che spesso coinvolge familiari, colleghi, amici, parenti ecc.
Dal punto di vista strettamente personale una buona coscienza alimentare non può prescindere dalla comprensione della fisiologia del gusto. Il gusto dipende esclusivamente dalle nostre abitudini, che si possono educare.
Occorre capire la fondamentale differenza tra gusti acquisiti e gusti innati e imparare a discriminare i cibi buoni perché ipercalorici da quelli buoni perché di alta qualità.
Fino a pochi anni fa il concetto di Coscienza Alimentare si limitava solo a questi fattori nutrizionali e fisiologici non occupandosi completamente, se non per vaghi riferimenti, ai rapporti tra quello che mangiamo e le sue ricadute sul sistema agroalimentare.
Per ciò che diremo invece quest’ultimo aspetto sta diventando, e lo diventerà a maggior ragione nei prossimi anni, una delle questioni dove ci giochiamo gran parte del futuro dell’umanità.
Le nostre abitudini alimentari non lasciano indifferente l’ecosistema e le economie agroalimentari; se consumiamo più proteine alimentari che vegetali orientiamo i produttori verso l’incremento degli allevamenti e se abbiamo poco tempo per cucinare incrementiamo la produzione di cibi già pronti con un aumento di alcuni costi congiunti (quali packaging, catene di lavorazione, cicli del freddo, ecc.).
Non sono da meno i fattori paesaggistici ed urbanistici, tant’è che le moderne aggregazioni sociali e le loro strutture organizzative sono legate a doppio filo col sistema agroalimentare.

Questi due semplici esempi ci fanno comprendere come sempre più le nostre scelte alimentari e con esse una buona coscienza alimentare interagiscono ed interferiscono con i sistemi agroalimentari più di quanto possiamo ipotizzare.
Così se preferiamo cibarci di prodotti a Km zero (sempre che ce ne siano a disposizione) invece che di prodotti provenienti dalle grandi catene di distribuzione interferiamo sui sistemi di distribuzione, sui trasporti, sulle organizzazioni produttive ed infine, ma non ultimo, sugli ordinamenti produttivi delle aziende agricole con ricadute dirette sull’ecosistema agricolo e naturale.
Visto che la produzione di cibo, vista anche solo ed esclusivamente per il settore primario (cioè l’agricoltura) interferisce su delicati equilibri ecologici ed ambientali (distribuzione della biodiversità, degli insetti utili, eco sostenibilità delle pratiche, ecc.) è evidente che la Politica non può più essere indifferente a questa delicata e complessa materia.
Ciò evidenzia una delle questioni più delicate soprattutto per i Paesi cosiddetti “industrializzati” in quanto le loro organizzazioni sociali stanno, da un secolo circa, incidendo sui modelli agricoli con una bomba ecologica di delicato disinnesco.
Mangiamo tutti i giorni, ma spesso non ci rendiamo conto che il cibo che è così facilmente reperibile nei supermercati è spesso lì con costi differenti per l’ambiente. Come Rosemary Stanton nota, ciò che consumiamo è molto importante per la nostra impronta ecologica e influisce sul cambiamento climatico. La nostra scelta di alimenti ha il potenziale di aumentare o diminuire gli effetti del riscaldamento globale. Questioni come alimentare la popolazione mondiale in espansione o avere abbastanza acqua e cibo per tutti fanno parte del quadro più ampio su come usare le nostre risorse con saggezza. Con la scelta di cibo che ha meno imballaggi, non ha viaggiato per grandi distanze ed è stato prodotto in modo sostenibile, possiamo contribuire a ridurre la nostra impronta.
Di seguito vengono riportati alcuni consigli per diminuire l’impronta ecologica legata alla produzione di cibo o alla sua gestione. Vediamo cosa si consiglia di fare:
1. Comprare cibo che viene prodotto con filiere corte –
Quanto più l’azienda è vicina a l consumatore, tanto minor combustibile è necessario per trasportare il cibo al tavolo. Anche se le importazioni dell’ Australia sono solo circa il 10 per cento della frutta fresca e verdura consumata in un anno, la vastità del paese comporta che, in molti casi, il cibo viaggia distanze lunghe, richiedendo refrigerazione e conservazione.
2. Acquistare dal mercato i produttori locali –
Un mercato contadino è quella in cui gli agricoltori locali vendono i propri prodotti. Tutti i prodotti venduti devono essere stati coltivati, allevati, pescati, fermentati, in salamoia, al forno, affumicati o elaborati in zona e con pochi passaggi.
3. Piantare un giardino e far crescere il proprio prodotto fresco –
Coltivare la tua frutta e verdura riduce l’energia utilizzata e i rifiuti che si producono normalmente per portare gli alimenti dal campo al vostro piatto, come i trasporti, la refrigerazione e imballaggio. È possibile, anche se non facile,monitorare la quantità e il tipo di fertilizzante e nutrienti utilizzati per coltivare il cibo.
4. Evitare alimenti trasformati –
La produzione di alimenti trasformati utilizza grandi quantità di energia, acqua e materiali nella produzione, refrigerazione, imballaggio e trasporto, così come la produzione di grandi quantità di rifiuti. Comprare frutta fresca e ortaggi, piuttosto che prodotti in scatola o surgelati, anche se questi ultimi sono a volte una necessità.
5. Mangiare cibi di stagione –
Se la frutta e la verdura che si desidera non è disponibile, scegliere quelli che sono di stagione. Se si mangia frutta e verdura fuori stagione, ricordate che hanno viaggiato per lunghe distanze sia da un luogo in cui sono di stagione e/o hanno usato l’energia in celle frigorifere oppure, ancora, sono state prodotte in serra con un incremento delle emissioni di gas a effetto serra notevolmente maggiore a quelli prodotti senza forzatura e localmente. L’acquisto a livello locale e di cibo di stagione significa una riduzione in miglia alimentari, meno energia utilizzata nello stoccaggio e meno imballaggi obbligatori per conservare i prodotti freschi. Inoltre il nostro organismo, con i suoi organi più delicati (quali fegato, pancreas, reni, ecc.) ha bisogni di periodicità alimentare (mangiare 365 giorni l’anno del pomodoro significa, anche se il prodotto è privo di pesticidi o prodotti di sintesi, far accumulare delle tossine che, ci piaccia o no, si accumulano con tutti i cibi).
6. Comprare alimenti biologici –
Le coltivazioni biologiche (cioè senza uso della chimica) e altre tipologie di agricoltura a basso uso di risorse utilizzano un minimo o nessun pesticida e fertilizzanti, che sono ad alta intensità energetica nella loro produzione/consumo; inoltre le coltivazioni biologiche non solo risparmiano fino al 40 per cento di energia ma contribuiscono altresì a sostenere la fauna selvatica, continuamente alterata e minacciata dai pesticidi e dai fertilizzanti.
7. Scegliere gli alimenti che hanno confezione nessuna o minima –
Per produrre l’imballaggio e confezionare i prodotti sono necessarie grandi quantità di risorse ed energia. Lo smaltimento dell’imballaggio ha ulteriormente impatti negativi sull’ambiente.
8. Bere l’acqua del rubinetto invece di acqua in bottiglia –
Il costo dell’acqua in bottiglia è circa 500 volte di più di quella del rubinetto, e la industria emette migliaia di tonnellate di CO2 ogni anno. In Italia abbiamo una fornitura affidabile e sicura di acqua potabile di rete e bere in bottiglia acqua non offre benefici per la salute. Poiché nessuna materiali sono usati in confezione individuale ed è generalmente di origine locale, l’acqua del rubinetto è più verde, l’opzione più economica.
9. Mangiare meno carne e mangiare più alimenti di origine vegetale –
Carne e prodotti lattiero caseari sono i prodotti alimentari a più intensivo utilizzo di risorse che ci siano. Grandi quantità di energia sono necessari per coltivare, raccogliere e produrre mangimi, per il trasporto e macellazione degli animali, per il processo e il confezionamento delle carni e la conservare in frigorifero. Si stima che un solo piatto di carne crea cinque chilogrammi di gas serra. Ci vogliono mediamente 1.350 litri d’acqua per produrre un chilogrammo di grano ma ce ne vogliono 16.000 litri per produrre un chilogrammo di carne di manzo. Ciò non significa bandire gli animali dalle aziende agricole, perché svolgono un importante ruolo nel ciclo della sostanza organica e nell’ecologia complessiva, ma significa indirizzare il loro allevamento verso criteri totalmente diversi.
10. Non sprecare il cibo –
Il comandamento dovrebbe essere: acquista solo ciò che mangi. Controllare la data di scadenza sul prodotto etichetta. La produzione di cibo utilizza acqua ed energia e il cibo che non mangiamo crea immense quantità di rifiuti. In Italia ogni giorno vanno in discarica migliaia di tonnellate di cibo, e relativi imballaggi. Molti individui e famiglie potrebbero facilmente ridurre il consumo di cibo in generale.
11. Cambiare i modelli di consumo –
La quantità di acqua necessaria per produrre un chilogrammo di cibo varia da 500 litri per le patate a 1.350 litri per il frumento, 2.000 litri per soia, 3.500 litri per il pollo e 16.000 litri un manzo.
12. Producete compost o in casa o in progetti di compostaggio di comunità –
Avanzi di cucina come le bucce di verdura, torsoli di mela, gusci d’uovo e la maggior parte dei rifiuti biodegrada in un concime ricco che può essere utilizzato nei giardini e può ridurre la quantità di rifiuti organici in discarica.
13. Comprare cibo equo e solidale e bevande –
Quando si acquista il cibo dall’estero, se proprio non se ne può fare a meno (articolari diete o esigenze)cerchiamo di acquistare prodotti commercio equo e solidale. Questi prodotti incoraggiano investimenti nelle risorse umane, la promozione della giustizia sociale, lo sviluppo economico locale e prezzi equi.
14. Acquistare pesce sostenibile –
Più di tre quarti delle zone di pesca del mondo sono state così sfruttate che ora sono al di sotto di livelli sostenibili. È possibile utilizzare il potere dei consumatori per proteggere le specie in via di estinzione.
15. Chiedere alle Scuole di fornire prodotti locali e biologici o del commercio equo e solidale. Fornire uno sbocco per i prodotti alimentari locali, biologici e/o equo e solidali aiuta promuovere pratiche di sostenibilità eccellenti.
16. Riutilizzare vasetti di vetro come contenitori di stoccaggio.
Fin qui tutto quello che possono fare i cittadini ma questo da solo non basta più perche due sono le attività che invece devono necessariamente delegato allo Stato quale Ente supremo di salvaguardia sociale e cioè:
• Idonee politiche fiscali di incentivazione/disincentivazione nella direzione di una bassa impronta ecologica del cibo;
• Grandi investimenti pubblici a favore della formazione, educazione e consapevolezza di cittadini, insegnanti, professionisti, ecc..
Uno Stato che non si preoccupa della Coscienza Alimentare è uno Stato debole, destinato ad impoverirsi sempre più sia dal punto di vista ecologico ed ambientale, sia dal punto di vista sociale perché fa aumentare la forbice, sempre più tra l’ecosistema sociale e l’ecosistema ambientale.
Una classe politica che non si occupa della Coscienza Alimentare e delle politiche connesse e correlate è sospetta ed ignorante.

Guido Bissanti




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